La grande invasione continua.
Sono le 19.08 del 4 giugno 2017, sono sul freccia rossa che mi riporta da Torino a Roma, dopo essere stata a Ivrea, alla Grande invasione.
Per la prima volta scrivo un post in treno ed è completamente reattivo a questi tre giorni che ormai sono un appuntamento fisso, ma che non finiscono di emozionare il mio essere infantile, che ancora cede allo stupore e se ne bea.
I tre incontri che ho animato come @TwoReaders sono stati carichi di affetto e di pubblico, di lettori curiosi e di emozione, delle parole dei tre libri che abbiamo scelto: Madame Bovary, Mansfield Park, Cime tempestose. Stamattina parlavo dell’amore tra Catherine e Heathcliff, della brughiera, del vento, dell’appartenenza che va oltre i sentimenti ed ero scombussolata e felice.
In questi giorni ho visto l’obiquità degli animatori del festival, sorridenti a ogni incontro, la partecipazione della città che sempre risponde un presente! forte e chiaro. Ho ascoltato Valeria Parrella sul suo rapporto da lettrice con Annamaria Ortese, e ho pianto commossa, ho ascoltato Domenico Starnone raccontare di quando da bambino, a Napoli, leggeva i romanzi a puntate sulla rivista Annabella di sua madre, e ho riso di tenerezza.
Ho conosciuto i sorrisi accoglienti di Alexandra Kleeman, l’autrice americana di Il corpo che vuoi (Balck Coffee), libro che stiamo leggendo con @TwoReaders, sono sprofondata in un teatro bellissimo per le letture di Vinicio Marchioni e Sonia Bergamasco, prima un libro di guerra con le bombe e il sangue, poi uno di pace ritrovata con sé stessi: Anatomia di un soldato di Harry Parker (Sur) e Memoria di ragazza di Annie Ernaux (L'Orma). E mi sono salite le lacrime agli occhi (ancora), in entrambe le occasioni.
Ho bevuto una birra con Matteo Nucci parlando di E' giusto obbedire alla notte (Ponte alla grazie), il suo romanzo candidato al Premio Strega di quest'anno, mi ha spiegato la scelta del titolo, un verso di Omero ritradotto proprio da Matteo, che mi ha anche detto una cosa indimenticabile, ha detto che in Grecia esiste ancora la contemplazione, e ho evitato di commuovermi in modo manifesto, ma riflettere sulla contemplazione e sul bisogno umano di esercitarla dà una stretta al cuore. Ho incontrato Laia Jufresa, la scrittrice messicana di Umami (Sur), l'ho guardata raccontare il suo libro e l'ho compresa attraverso la sua traduttrice, Giulia Zavagna, ed entrambe trasmettevano tutta la passione per il loro lavoro, e Giulia restituiva ogni tono di colore delle parole dell’autrice a noi manipolo di blogger letterari, che esercitiamo proprio la passione come ragione esistenziale.
Ho ascoltato voci, stretto mani, conosciuto e ritrovato persone, dato abbracci, raccontato cosa sia per me un blog e che senso abbia, ho parlato con Emiliano Sbaraglia del suo libro sul 1977, I sogni e gli spari (round robin) e degli anni di piombo, ho cenato tra le risate, guardato il diluvio universale annegare la città, ma non fermare il festival.
Ho avuto il calore dei lettori e nuovi sorrisi, bellissimi e importanti e che mi dicono che questa sia la strada, che è quella giusta, che va bene così.
Ho ascoltato autori esordienti parlare, felici, del proprio libro e della propria esperienza, ho chiesto in giro quale fosse il valore del festival, cosa fosse La grande invasione e su Twitter ho raccontato la risposta di Alessandra Minervini e che era lì per il suo primo romanzo, Overlove (Liberaria).
Ho osservato un’organizzazione complessa e i suoi problemi sparire dietro alla bellezza della lettura e all'impegno delle persone, e se qualcuno si chiede perché a Ivrea un’intera città risponda in modo così totale, ecco il motivo, ed è affisso a un muro della città:
(Dovrei scrivere una lunga lista di ringraziamenti, perché sono molti i cuori che rendono Grande questa Invasione, ma lo farò in privato, qui dico soltanto a tutti: siete tanto tanto bravi!
Grazie. Tantissime poi per il saluto su Twitter, quello con Harry Potter!)
ciao! Vi ho sentite sabato con Mansfield Park, che brave! E' vero, Ivrea risponde con entusiasmo e passione a questa iniziativa. E' bello condividere le cose belle che ci fanno bene! E' ossigeno per il nostro cervello e per il nostro cuore. Io stessa ho fatto 2 giorni di volontariato alla Piccola Invasione, e ho trovato persone belle e vogliose di condividere un sogno, e bambini felici di partecipare e giocare con il sapere e con i libri. Grazie a voi! manuela
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