Gli uomini della sua vita. Mary McCarthy. (e le manie dei lettori, o almeno le mie)




La prima volta che ho letto Mary McCarthy andavo ancora a scuola. 
Avevo trovato Il gruppo a casa di mia nonna e stranamente non era un'edizione club degli editori, ma un Mondadori che ancora aveva la sovraccoperta. Credo di averlo scelto perché lei, Mary McCarthy non mia nonna, era americana come gli scrittori che amavo, i beats, anche se era più vecchia di qualche anno, e anche perché quell'edizione del 1964 era stata pubblicata finché lei era ancora viva.
Questa predilezione mi è rimasta, preferisco le vecchie edizioni pubblicate finché gli scrittori sono vivi, un po' perché spero che le abbiano viste, ma anche perché delle edizioni postume di scrittori contemporanei divento completista, voglio tutti i titoli usciti: tutti i Carver minimum fax, tutti i Calvino Einaudi con la banda verdina, tutti i Kerouac Oscar Mondadori anni 70 e così fino all'indigenza.
Insomma avevo letto Mary McCarthy e mi era sembrata bravissima, era la fine degli anni '90.

L'ho ritrovata che ero già madre, anni dopo, ricevendo in regalo prima il suo Vita stregata in edizione anni '70 di Garzanti e poi finalmente il libro d'esordio, Gli uomini della sua vita. La copia non era questa in fotografia, ma una minimum fax del 2012 e che dunque ha animato di nuovo quel certo completismo, stavolta però abortito dal mercato editoriale: su tre libri pubblicati dalla casa editrice uno era successivo al restyling di logo e layout e dunque, purtroppo, diverso.

Gli uomini della sua vita è del 1942, Mary McCarthy aveva trent'anni. Una raccolta di sei episodi che raccontano la vita di una giovane donna, Margaret Sargent, che ha molto in comune con l'autrice: laureata, vive a New York, sposata ma non per molto, lavora nell'editoria e frequenta un ambiente letterario del quale alcuni personaggi sembrano essere ispirati a dei noti e reali intellettuali di allora. 
I sei episodi del libro sono legati dalla protagonista, ma non sono ordinati cronologicamente, addirittura all'uscita nel 1942 non erano nemmeno tutti inediti, alcuni erano già stati pubblicati come racconti su delle riviste. L'influenza cattolica e la sua critica, il femminismo che denuncia le limitate opportunità professionali per le donne, la liberazione sessuale, il patriarcato, la psicoterapia, una riflessione sull'identità, tutto infilato nelle avventure di Margaret che muovendosi tra tutto questo non aveva potuto essere trascurata né dai lettori, né dalla critica. È stato un successo e uno scandalo. 

Un libro impudente, dal quale le figure maschili non escono bene, la realtà sembra cattiva, la solitudine grigia, l'amore per sempre ma poi magari invece no, tutto appare vero ancora oggi. Nel 1942 deve essere stato uno schiaffo grande e grosso in faccia a chi era abituato alla cosmesi dei rapporti e delle giornate.

Qualche domenica fa ho trovato a Porta Portese l'edizione in fotografia e ora, inaspettatamente, sono a caccia di tutti i Marty McCarthy Garzanti anni '70.

Commenti

Post più popolari