Rizzoli, Dagrada e i desideri sconosciuti (libro che cerchi, copertina che trovi)


Scavare in cerca di libri usati o di vecchie edizioni è un genere di attività che si affida in parti uguali alle congiunture astrali e alla meticolosità. Inseguire online il titolo che desidero nell'edizione che vorrei, ordinarlo e riceverlo a casa, non assomiglia nemmeno un po' a trovarlo a Porta Portese o buttato in qualche mensola di occasioni. La sensazione è molto simile a quando si accende la tv e si trova Ritorno al futuro o a quando la radio passa Brown eyed girl e nessuno se lo aspettava, tanto meno io. Netflix e Spotify non potranno mai avere questa magia. Anche per i libri funziona così: non si sa mai cosa ci sarà in quella bancarella, magari non l'edizione che cercavo, ma forse un desiderio che nemmeno sapevo di avere.

Sono andata in libreria per comprare un'uscita recente, cosa che in realtà proprio non rincorro, anzi lo trovo di un faticoso unico e infatti dopo poco ero col naso ficcato tra la polvere del reparto usato.

Ho trovato due romanzi pubblicati da Rizzoli circa a metà anni '60, Il volantino di Pietro Buttitta e L'appuntamento di Marcello Venturi. Li ho scelti quasi esclusivamente per l'edizione: collana La Scala con grafica di Mario Dagrada. Quando sul finire degli anni '50 Angelo Rizzoli decide di rinnovare la casa editrice, la grafica è già un protagonista del settore, Bruno Munari si era già da tempo occupato delle copertine di Mondadori e stava lavorando per il Club degli Editori. Nel 1961 Mario Dagrada arriva alla Rizzoli e tra l'altro, rinnova la collana La Scala proponendo copertine e materiali del tutto nuovi. Le immagini raccontano un dettaglio o una suggestione del libro che rivestono, la copertina rigida è in imitlin un cartone particolare che sembra tela, la sovracoperta è in acetato, la grafica sembra nascere da una pagina strappata e il segno di quello strappo separa il titolo dell'opera dall'immagine stessa. All'interno ogni volume aveva un segnalibro in cui era riportata la descrizione del romanzo, come oggi leggiamo in bandella, e la biografia, con foto, dell'autore.

Vado matta per questa veste, mi sembra che la carta sia quanto mai protagonista, declinata in pagine, in simil stoffa, fintamente strappata, tela di un'opera che non occupa solo la copertina, ma anche la quarta e infine protetta. 

Chiaro è che quando ho visto questi due romanzi pur quasi senza conoscerne il contenuto, non ho nemmeno provato a resistere e ora li metto in fila insieme agli altri della collana che sono riuscita a recuperare nel tempo. Oggi, guardandoli, non posso non pensare a quanto belli (belli e basta) siano i libri, nella loro storia, nel loro potersi vestire di nuovo e nell'inesauribile attualità dell'arte che incarnano.

(Ovviamente anche questo incontro ha dietro un elemento di casualità al quale non credo.)

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