Due partite. Cristina Comencini

Due partite di Cristina Comencini. Feltrinelli.
La mia copia.

C'era una volta il 2007, che fu un anno indimenticabile purtroppo, lo avrei cancellato volentieri, ma torna e ritorna e stavolta lo fa, inaspettatamente, con qualcosa di positivo.
Una sera di quasi primavera andai al teatro, con tutto il fardello di tristezza e paura che avevo allora, a vedere un'opera scritta e diretta da Cristina Comencini, Due partite. Piansi come una fontana, rapita dalla realtà di quelle quattro giovani donne, madri e amiche degli anni '60, e poi di altre quattro, le figlie delle prime, donne, questa volta non madri e sempre amiche degli anni '90, che si raccontavano la vita, il modo di viverla e le speranze di ciascuna, l'alienazione di tutte. Uscì anche il film, vidi pure quello. 
Qualche settimana fa, nelle cassette di copie usate della mia libreria, ho trovato il testo, seconda edizione Universale Economica Feltrinelli, gennaio 2007. Praticamente il mese di inizio di quella che allora mi parve una fine.
Tornando all'oggi, sono andata a casa col mio acquisto da mercatino delle pulci e due euro in meno nel borsellino, ero appena uscita da lavoro e il sole tramontava sui palazzi di Roma, di luglio, col caldo, il rumore e la luce di questa città. 
Nella primavera del 2007 avevo 27 anni e un'esperienza dev'essere donna molto diversa da quella descritta dalla Comencini, sia rispetto alle madri anni '60, che alle professioniste anni '90, oggi, più di dieci anni dopo, ho sentito ciò che allora avevo soltanto intuito e che mi rifiutavo di credere e che Claudia, Beatrice Gabriella e Sofia mi avevano spiegato giocando a carte in un pomeriggio degli anni '60, mentre una di loro è sullo scadere del tempo della prima gravidanza e le altre sono mamme. Claudia, Beatrice, Gabriella e Sofia, quattro caratteri che emergono dai loro dialoghi che sono veri, che sono i nostri o possono esserlo, non lavorano o hanno smesso di farlo o nemmeno vogliono, perché sono donne di casa e da casa, venerano i loro mariti, o ne sono dipendenti, o non li amano, o non sanno più perché li amavano, crescono i figli, ancora ragione unica e primigenia dell'essere femminile, sognano, ricordano, rimpiangono, e vengono interrotte dalla vita che spinge ancora per uscire da una loro, la vita, quella cosa che le donne danno ad altri esseri umani e di cui al massimo bisbigliano il costo, fino all'esplosione di Sofia, che libera racconta la sua versione dei fatti e ognuna di noi può chiedersi quanto e come sia anche la sua. Non posso riportare qui quel pezzo di dialogo, sarebbe uccidere il libro, correte però a leggerlo, anche se lo avete già visto.
Lascio un tratto di n questo testo meraviglioso, in cui hanno spazio Sylvia Plath, Rilke, il pianoforte e il sogno di diventare principesse, a un certo punto si dice: 

...abbiamo studiato, Gabriella suonava, io ero bravissima in matematica, 
e ora queste cose cerchiamo di insegnarle a nostri figli e cosa valiamo? Zero, meno di zero. 
Tu dici che per loro sarà diverso, per le bambine intendo, 
  io dico che sarà la stessa identica cosa, che non cambierà mai...


Poi tocca alle loro figlie, Cecilia, Giulia, Sara e Rossana che, amiche da allora, si riuniscono in un giorno straordinario di trent'anni dopo e riprendono il dialogo su lavoro, relazioni, maternità, desideri e speranze, in uno scambio che non consente soltanto un confronto generazionale, ma una riflessione più ampia sul prezzo dei cambiamenti, e su chi quel prezzo lo paga ogni giorno. 



Libro
Titolo: Due partite
Autore: Cristina Comencini
Editore: Feltrinelli
Anno: 2007
Prezzo copia in foto: 8,50 euro

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