La libertà e Antigone. Quella di Sofocle. #BlogNotesMaggio

Antigone. Sofocle. Carlo Signorili Editore. La mia copia. 


Ragionando sul maggio dei libri e sui temi proposti, in questi gironi ho fatto una lista di quali sono i libri che più mi hanno insegnato la libertà e non solo, ho fatto un passo indietro fino a provare a capire cosa sia la libertà nella lettura. Scavando nei miei ricordi di lettrice adolescente, ho trovato diversi titoli che posso ricondurre oggi a miei maestri di libertà e poi ho trovato anche una tragedia, la più bella, letta a scuola, l'indimenticata negli anni (21) che mi separano dal primo incontro con una delle donne più significative della mia formazione: Antigone. 
E cerca che ti cerca ho trovato anche la mia copia del liceo, Carlo Signorelli Editore, finito di stampare nel 1995, letto sottolineato, scritto a matita ben temperata, tradotto in classe e da sola.
La storia la sappiamo in tanti, Antigone, (che ricordiamo essere la figlia di Edipo, quello dell'oracolo ucciderai tuo padre e dormirai con tua madre) decide di dare sepoltura a suo fratello Polinice, contravvenendo agli ordini di Creonte il re di Tebe, per aver disobbedito viene condannata a essere rinchiusa a vita in una grotta e nel momento in cui Tiresia e il coro convincono Creonte a liberarla, Antigone si è già impiccata. 
Tutto davvero tragico, ma non i dialoghi, i dialoghi dell'Antigone sono i più intensi dialoghi del mondo e lei, eretta davanti a un re, mi ha insegnato che si può, e a volte si deve, scegliere il proprio principio, ribellarsi a ciò che è imposto e che va cambiato e mettere davanti a tutto ciò che si ritiene giusto, e se non è libertà questa, davvero non so cosa sia. 
La tragedia inizia con Antigone che parla a sua sorella Ismene, dicendole che dopo la morte dei loro fratelli, Eteocle e Polinice, soltanto al primo sono stati concessi gli onori della sepoltura e che dunque lei seppellirà Polinice. Ismene è timorosa, o forse di più, non comprende la disobbedienza alla decisione della città, ma Antigone ribatte dicendo che non farlo, non disobbedire per seppellire il loro fratello, le sembrerebbe un tradimento. Ismene invece si attiene alla decisione di Creonte e dice siamo donne non adatte a combattere contro gli uomini, ed esprime così il suo principio di vita, lei è incardinata in quel modo di essere e pensare, è obbediente e continuerà a esserlo. Antigone no. Comprende sua sorella, le dice addirittura sii quale tu vuoi, non prova più a convincerla, ma non demorde dal suo proposito, è pronta ad andare incontro alla morte che le sarà inflitta se compierà quello che lei chiama il santo misfatto



Antigone, dopo essere stata scoperta, sarà davanti a Creonte, senza timore, a mostrargli se stessa e la propria integrità, ammette di aver seppellito suo fratello e di averlo fatto contro la legge degli uomini non contro quella degli dei, il coro la chiamerà fiera come fiero era suo padre.  



E così, un giorno del 1996, Antigone mi spiegò cosa vuol dire essere pronti a pagare per ciò in cui si crede e continuo a considerarla una grande lezione di libertà, con dentro la forza propulsiva di una donna che parla a una donna, che passati secoli, ere e infinite rivoluzioni, resta spesso un'essere umano simile a Ismene fuori e con un'Antigone urlante dentro.  Farla uscire è la conquista.
Ed ecco che parlando di lettura e libertà non avrei potuto che iniziare da Sofocle e dal suo aver creato personaggi imperituri e grandiosi, una dei quali mi ha detto cosa ci si aspetta da me, e un'altra cosa posso fare. È stata la lezione numero uno. 


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