Ho invaso Ivrea per la quinta volta


La copertina del programma. credits: http://www.lagrandeinvasione.it/



Sono stata alla Grande invasione  per la quinta volta.
La Grande invasione e io ci conosciamo bene. 
Ogni anno poi riporto qui gli incontri che ho visto. Questa volta invece, parlerò di me. Soltanto.
Ho dovuto saltare il venerdì, che ha visto dunque le @TwoReaders trasformarsi in OneReader (super Letizia!), ma poi sono arrivata. Un treno preso all'alba di sabato da Milano, un viaggio tra Lombardia e Piemonte, tra me e me, tra il mio lavoro e la mia passione, sono scesa e c'era Mauro, una delle persone che lavora al festival e che ogni anno mi è venuto a prendere alla stazione, questa volta era con Gud, il fumettista preferito di mio figlio. Gud e io ci siamo incontrati diverse volte, quindi carramba anche tu qui, ma come stai, ma come non stai e via di corsa al container. 
Il container alla Grande invasione è il quartier generale dell'organizzazione ed è in Piazza Ottinetti, uno spazio grande e quest'anno pieno di sole. Lì, da cinque edizioni a questa parte, trovo tre donne che sempre abbraccio con gioia e che questa volta ho portato via con me, perché la vita è una cosa seria e si vede benissimo in certi momenti.
Dopo venti minuti dal mio arrivo ero in Tisaneria per l'incontro, dovevamo raccontare Sulla strada di Jack Kerouac, uno dei libri della mia vita. Ero un fiume di parole e di emozioni, ridevo e mi commuovevo e avevo negli occhi quello che ho sempre immaginato che avesse Sal Paradise, la notte d'America che scorre al di là del finestrino e la tempia appoggiata al vetro a sorreggere i pensieri, a ricordare i desideri. Mai dimentico i visi di chi mi viene ad ascoltare, e sabato erano visi bellissimi, partecipi, felici e io più di loro e dicevano bravissima! e io c'ho creduto. Letizia ha poi illustrato il percorso attraverso gli Stati Uniti, lo aveva anche disegnato, e secondo me ha ispirato qualche prossima vacanza. 
Il giorno dopo ero in un bar a parlare di In viaggio contromano di Michael Zadoorian per marcos y marcos, e mentre leggevo mi sono commossa tanto dovermi interrompere. Stavo parlando dell'amore tra i protagonisti, Ella e John, lui ha l'alzheimer e sta scomparendo dentro l’oblio, lei ha un cancro terminale e se ne sta andando, ma è ancora viva e chiede al marito mi ami? e lui le risponde certo che ti amo, e lei non me lo dici spesso e lui risponde perché non me lo ricordo. E ho pensato che i motivi per cui ci si dimentica di amare sono tanti, sono troppi e sono orrendi, e non hanno proprio a che vedere con l'amore e allora si deve scegliere da che parte stare e io sto da quella in cui non mi salvo, sto da quella in cui si ama lo stesso, perché davvero non so cosa altro si potrebbe fare. Letizia per descrivere il viaggio ha addirittura cercato su google gli edifici citati nella storia, li ha riprodotti su una mappa che tutti hanno fotografato.
E mentre scendevano le lacrime per questo libro eccezionalmente tenero e struggente e buffo, quelle persone così accoglienti che vivono a Ivrea mi sorridevano e applaudivano e dopo l'incontro ci dicevano tornate l'anno prossimo, dovete tornare, noi lo diciamo sempre che dovete tornare.
Ed ecco cosa succede in mezzo ai libri e alla lettura vissuta come si vive a Ivrea, succede che gli ospiti e i lettori si scambiano emozioni e credo sia la chiave, ognuno si lascia toccare dall'altro e per questo quando arrivo in città incontro e saluto le persone in giro per strada come se le conoscessi da tempo e bene, e forse, forse, forse è così.
Di sicuro loro conoscono me, mi hanno visto piangere e ridere.
E come si diceva domenica parlando di libri, d’amore e libertà: non è finita finché non è finita e le invasioni non finiscono mai.

Anche quest’anno, grazie!

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