Donne che parlano. Miriam Toews

credits: Goodbook

Si parla moltissimo di donne, di libri scritti da donne, di femminismo e non femminismo, di quote, di percentuali di impiego femminile, di differenze salariali tra donne e uomini con le medesime responsabilità, di voci di donne troppo assenti o troppo tenaci, di violenza sulle donne. Si parla, dicevo, moltissimo, e si racconta, spesso in cronaca nera. Miriam Toews ha scritto un libro che prende tutto questo parlare e lo racchiude con la sua voce lieve e feroce, con cui torna a descrivere la realtà delle colonie mennonite, che lei conosce per esserci cresciuta dentro. Donne che parlano è un libro sul silenzio, che racconta di donne senza voce. Un libro che a leggerlo si sta male e la Toews fa il miracolo di proteggere il lettore con la carezza del suo stile limpido e immediato, ma senza vestire di leggerezza una storia di orrore. C'era una volta una comunità mennotita boliviana, in cui intorno al 2011 di notte accadeva qualcosa per cui le donne, moltissime, più di cento, la mattina si svegliano doloranti, sanguinanti, percosse, abusate, ma non ricordavano nulla. E' storia vera, realtà, vita vissuta e ripresa da Miriam Toews per scrivere questo libro. Cosa fanno donne violentate inconsapevolmente in una comunità mennonita che fa del senso di colpa la propria bandiera? Pensano che sia stato il diavolo a punirle, provano vergogna, tacciono, convinte che a loro sole stia accadendo. Tacciono. Tacciono. Finché scoprono che non sono sole, che tante tra loro, comprese le bambine e le anziane, vivono la stessa esperienza e così iniziano a parlare, tra loro e con i loro uomini. Ma non è questo il punto, il punto è che per parlare queste donne conoscono soltanto una lingua, che non è una lingua ufficiale, è un tedesco sporco noto soltanto dai membri della comunità, sono donne che possono parlare soltanto con le persone del loro villaggio, non conosco la lingua del resto del Paese in cui vivono, non possono parlare con nessun altro. E dopo le violenze, che avvenivano, usando un sedativo veterinario, da parte di uomini della loro colonia, arriva un nuovo dramma, quello della scelta. I violentatori sono stati scoperti e mandati in prigione, ma usciranno su cauzione pagata dagli altri della comunità e le donne hanno due possibilità: perdonarli così da consentire loro di andare in paradiso, o in caso contrario lasciare la colonia e andarsene in quel mondo che non solo non conoscono, ma di cui non parlano nemmeno la lingua e in cui non è capita la loro. Hanno due giorni per decidere, si riuniscono in un fienile per discutere e vorrebbero stendere dei verbali, ma non sanno scrivere, le donne sono analfabete, dunque con loro c'è un uomo che le ascolta, che scrive, che documenta. Miriam Toews non ci risparmia nulla, né il dolore di essere abusate, né quello di non avere voce e apre il suo libro riambientando e romanzando la storia boliviana e partendo dal momento in cui queste donne, abituate a essere sottomesse quasi al limite dell'atrofia di pensiero, devono prendere una decisione. Toews racconta come soltanto lei sa, riporta una logica quasi infantile e una visione chiara, presenta riflessioni e sentimenti che vanno oltre quanto la comunità prevede che le donne pensino e sentano, delinea i caratteri di queste persone - finalmente le loro voci - che per la prima volta devono scegliere: assolvere chi le ha sedate, violentate, picchiate, per mesi e ripetutamente e tornare a convivere con loro nella colonia, o lasciarla, perché se non saranno misericordiose non potranno restare in quella che è l'unica realtà che conoscono. Perdono o esilio. 
Le donne declinano le due alternative in tre possibilità:
  • non fare niente
  • restare e combattere
  • andarsene.
A voi la scelta.

Potrebbe essere utile, chiede Ona, prima di elencare i pro e i contro di Restare e combattere, 
stabilire per cosa esattamente combattiamo?

Libro
Titolo: Donne che parlano
Autore: Miriam Toews
Editore: marcos y marcos
Anno: 2018
Prezzo: 18,00 euro

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