Tornare da te, caro Michele

Caro Michele. Natalia Ginzburg. Club degli Editori. La mia copia.


Caro Michele,

so che le cose non sono andate troppo bene, mi dispiace non averti scritto prima.
Ti ricorderai, o magari no, di quell'estate del 1992, quando ti ho trovato tra i vecchi libri di mia nonna. In realtà non è stato il tuo nome a rapirmi (seppure il ragazzino che mi piaceva allora si chiamava come te), ma quello della tua scrittrice. Natalia Ginzburg era l'unico autore per grandi che che avessi letto fino ad allora, con lei ho poi incontrato te.
L'edizione è proprio questa, Club degli editori, n.66 Agosto 1973, sopracoperta di Bruno Binosi. Negli anni ho comprato anche altre copie, una qualche mese fa a Porta Portese, ma tu e io lo sappiamo che questa per noi è l'unica che conta.
Sono mesi complicati qui, scuole e uffici chiusi, tutto si è fatto a casa per molte settimane, gira un virus pericoloso, ma con il sole e l'estate in molti sembrano averlo dimenticato, speriamo bene. 
Deve essere stato proprio intorno a metà luglio il nostro primo incontro, molte cose accadono in questo periodo, sarà che il pensare bene porta bene e a magari luglio è più facile.
Ti ricordi? Era caldo, non dormivo, ti ho trovato su una mensola e sono rimasta con te, molto fedelmente. 
Mi chiedevo se tutte le lettere che hai ricevuto nel libro che le raccoglie ti siano mai servite a stare meglio, sai tutti che parlano di loro stessi e tu rispondi per la tua direttrice, chissà se quella Roma che sembrava sempre assolata riusciva a scaldare la tua Londra che appariva tanto lontana.
Sai, a Londra ci vive la mia migliore amica e ci sono venuta tante volte, ma, devo dirlo, non ti ho cercato mai, invece non c'è volta in cui non passi in piazza Annibaliano senza ricordare le righe del tuo libro, e così in via dei Prefetti, dove ho lavorato per un po'. Facevo la cameriera, è stato il mestiere che più mi ha appagato. Volevo rendere piacevole il passaggio di persone perché, il giorno dopo, pensassero alla serata servita da me come a un ricordo bello, volevo si chiedessero chissà come fosse quell'angolo di via dei Prefetti senza di loro e in quel pensiero io sarei stata la fortunata ancora là. Tanto del tuo libro è ambientato lì. E poi dicono il caso.
Che scemenza. 
Mio caro Michele, la tua è una famiglia che sembra raggelarsi e poi spezzarsi come un ramo bruciato dal freddo, i Levi, invece, in Lessico famigliare, li sparpaglia la guerra, tu e io restiamo saldi, ma ci siamo persi di vista. Mi chiedevo, per ritrovarci, se ti andasse di passare qualche giorno insieme questa estate. 

Aspetto un segno,

Laura

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