Qualcuno pensa che a me non piacciano i racconti, non è così, mi piacciono moltissimo, ma è vero che ne leggo pochi in proporzione alla quantità di libri con cui ho a che fare. Ma non quest'anno.
Da quando manca proprio tutto, cerco nelle storie brevi, nei libri già letti, nelle voci che credo di conoscere per capire cosa ho lasciato indietro e cosa vorrei portare con me.
Ecco quattro raccolte che ormai ho ho letto e riletto, seppure mai in un fiato.
Sono molto diverse tra loro e sono tutte scritte da donne, ma ne ho ancora e altrettante scritte da uomini, perché certi cuori non lasciano spazio che ai sentimenti e certi occhi semplicemente osservano e poi raccontano e mi chiedo se rilevi davvero a chi appartengano.
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Poirot. Tutti i racconti. Agatha Christie. Mondadori |
Hercule Poirot è forse più inquietante degli assassini che smaschera, è sempre in viaggio per l'Europa tra le due guerre, è pieno di manie, osserva e collega, ma ha un segreto e non lo sapevo. Una raccolta spaventosa e avvincente, ma capace di portare il lettore lontanissimo dalla sua vita. L'ultimo racconto per altro narra qualcosa che non pensavo fosse avvenuto, la morte dell'investigatore.
Per ci vuole smettere di avere paura e ha bisogno di andare altrove, tanto più se non ha ancora letto Agatha Christie la britannica che ci mette in mano a un belga, geniale.
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Tutti i racconti. Grace Paley. Edizioni Sur |
Questa raccolta ce la spiega proprio Grace Paley al primo racconto:
"Nel ’54 o ’55 sentivo il bisogno di parlare in maniera originale delle nostre vite di femmine e di maschi di quegli anni."
Molte storie di donne di ogni età, fasi della vita diverse e la fotografia del mondo dal quale veniva l'autrice, classe 1922, newyorkese di origini russe ed ebraiche. Grace Paley si guarda intorno e scrive, ascolta e scrive e lo fa con la lingua che sente.
Per chi guarda dentro le finestre accese delle case e conosce il disagio.
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Racconti. Katherine Mensfield. Bur Rizzoli.
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Katherine Mansfield è una delle autrici che studio di più. Era neozelandese e questo in testa me la fa associare a Pamela Travers, l'autrice di Mary Poppins, che era australiana, ma finiamo sempre per credere che siano inglesi, mentre sono arrivate a Londra solo dopo l'infanzia. Katherine Mansfield era una persona vicina a Virginia Woolf ed è proprio così che l'ho raggiunta. Anticonformista, esiliata, addolorata, non in salute, ma piena di amore, di voglia di vivere e di capacità di trasferire quell'ardore ai suo personaggi.
Il suo epitaffio è un verso dall'Enrico IV di Shakespeare:
Ma io vi dico, mio sciocco signore, che da questa ortica, da questo rischio, cogliamo il fiore della sicurezza.
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Tutti i racconti. Flannery O'Connor. Bompiani.
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Torniamo negli Stati Uniti, Flannery O'Connor, stessa generazione di Grace Paley, nata a Savannah in Georgia, detestava essere considerata una scrittrice del sud. Profondamente cattolica scrive racconti in cui la sua visione religiosa è più che un personaggio, più che un ambiente, è forse proprio la voce. Storie realistiche, spesso violente e senza sconti. Racconti per me sconvolgenti, sballottanti, che poi lasciano lì il lettore, travolto. Complessa la dimensione del divino, dure le storie, costante la simbologia (con lei non si può esulare dal ruolo mistico del pavone), difficile e magnetica.
Da qualche parte ha scritto una cosa che mi lascia sempre senza fiato:
Chi è senza speranza non solo non scrive romanzi ma, quel che più conta, non legge. Non ferma a lungo lo sguardo su nulla, perché gliene manca il coraggio. Il miglior modo per piombare nella disperazione è rifiutare ogni tipo di esperienza, e il romanzo è senz’altro un modo di fare esperienza.
Cari lettori,
ci vedremo spesso con qualche raccolta di racconti, intanto vi ricordo che anche in zona rossa le librerie sono aperte e che queste quattro signore sono dei classici. Stanno bene con tutto.
Buona lettura,
Laura
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