Libro del Sangue di Matteo Trevisani
Il libro del sangue. Matteo Trevisani. Edizioni Atlantide. |
Si sa che sul Tè tostato non ci sono recensioni ma le esperienze di lettura di una che legge tanto e che spesso litiga coi libri. Ed eccone una. L'estate è finita da pochi giorni e ho letto il primo romanzo dell'autunno, Libro del sangue di Matteo Trevisani. L'ho scelto venerdì in libreria sulla scorta della fiducia nella casa editrice, Edizioni Atlantide, e perché avevo sentito in giro qualcosa sullo stile di Matteo Trevisani e mi andava di conoscerlo meglio.
Ieri a Roma il cielo era grigio e, prima e dopo il solito giro per mercatini e robivecchi, ho iniziato e finito questo libro e ve lo dico subito che è un consiglio. Un racconto che si apre con una vena di mistero che cresce inesorabilmente ma senza scosse, e credo porti ogni lettore a cercare dentro di sé qualcosa come un ricordo perduto.
Ma andiamo con ordine. Il libro è scritto in prima persona, dunque sono stata dentro al protagonista e mentre lui si appassionava all'albero genealogico della sua famiglia, alla strana circostanza dei primogeniti di ogni generazione morti in mare, allo studio dei nomi ripetuti e intanto che ogni mattina si avvicinava a tutte le persone che hanno consentito la sua esistenza in vita, io pensavo alle vite e alle morti di casa mia. Pur entrando nella mia storia attraverso le parole di Matteo, continuavo anche a essere Matteo e quando, insieme a lui, ho ricevuto la data della nostra morte riportata in un albero genealogico, l'inquietudine dell'ineluttabilità si sono sedute accanto a me sul divano a vedere come andava a finire.
Matteo Trevisani è riuscito a ricordarmi una quantità di libri diversissimi tra loro, sulle prime pagine ho pensato a Dracula, i bollettini del naufragio di hanno fatto pensare all'arrivo del Conte in Inghilterra e così la ricerca di quella creatura tra la vita e la morte, tra il passato e il futuro. La provenienza e il racconto della città di mare mi hanno fatto venire in mente I giorni della rotonda di Silvia Ballestra, i primi passaggi dello studio delle genealogie mi hanno ricordato Il libro selvaggio di Juan Villoro e la voglia di conoscere di un ragazzino che scopre qualcosa che improvvisamente lo interessa più di tutto il resto. Libri che in assoluto sono molto lontani da questo e ai quali magari l'autore non pensava, ma ritrovare sensazioni di letture andate mi fa sentire a casa e alo stesso tempo in avanscoperta, come fossi nella Storia infinita. Questa sensazione di casa è amplificata dalla presenza costante del passato che ognuno pensa di conoscere, ma qui si tratta di un passato speciale, perché sembra sfuggire alla sua natura e non essere necessariamente compiuto, ma addirittura modificabile attraverso una ricerca continua del futuro.
Tutto è confezionato con una balena in copertina che, seppure non bianca, mi ha spinto sul Pequod a inseguire ciò che non afferro di me. Così ieri, sul divano, eravamo in quattro, Matteo Trevisani, l'inquietudine, la ricerca e io.
Il libro è nella collana Blu Atlantide, se non sapete perché si chiama così andate in libreria a scoprirlo, sarà difficile non portarsi a casa un pezzo di oceano.
Un bellissimo inizio di autunno.
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