Majakovskij, le sue lettere, la mia gioventù
Ho una gran passione per gli epistolari.
Mi piace vedere la vita degli scrittori, ma non solo la loro. Mi piace leggere come le persone si rivolgono alle altre nelle corrispondenze di ogni tipo. Le lettere formali, quelle politiche, gli addii, le prigionie, le polemiche, i viaggi e naturalmente l’amore. Conosco Vladimir Majakovskij più come poeta che altro e questo grazie alle meravigliose edizioni Mondadori i Miti poesia che negli ani ’90 compravo di continuo. Costavano poco, avevano nomi grandi che risuonavano, venivano dal mondo e mi raggiungevano in provincia di una regione che già in provincia di suo. Insomma, scopro Majkovskij e rimango folgorata da Lilicka! Al posto di una lettera. Era una poesia d’amore bellissima, dirompente nel mio pomeriggio di latino, greco e voglia di uscire. Parlava di fumo ma non era Bukowski, era più vecchio, era come un bisnonno che amava ed era davvero una lettera in cui il poeta si rivolgeva direttamente alla donna, Ricordi? le scriveva, scriveva proprio a lei
Accanto a questa finestra
per la prima volta,
in estasi, carezzai le tue mani
e io lì alla mia finestra in camera, seduta sulla scrivania e coi piedi sopra al termosifone
Oggi ti vedo seduta,
il cuore in un’armatura di ferro.
Ancora un giorno
E mi scaccerai […]
Si può forse avere quindici o sedici anni e leggere queste
parole e non volerle leggere per sempre?
Insomma imparai la poesia a memoria, è molto lunga, ma
nella vita avevo già imparato L’aquilone, Il cinque maggio, Il
Piave, Fratelli d’Italia con tutta la parte che nessuno allo stadio
canta, conoscevo a memoria La spigolatrice di Sapri, Le ciaramelle e anche il canto di Paolo e Francesca, imparai Lilicka!
Ma chi era questo Vladimir Majakovskij? Niente internet negli anni 90, niente librerie enormi in provincia di Ancona, il professore di storia e filosofia amava saltare ciò che non condivideva, quindi pochissima rivoluzione di ottobre, ma c'era la biblioteca della scuola. Sempre sia lodata. Lì lessi del poeta della rivoluzione.
Poi arrivò l'internet, vivevo già a Roma e studiavo diritto nel pensiero più garantista mai visto, Roma era magnetica che trascurai il poeta, ma recitavo la poesia. Ormai laureata, ficcata dentro uno studio legale a ricordarmi quanto mi piacesse il diritto e quanto poco apprezzassi la professione, tornai da una pausa pranzo con un’edizione Neri Pozza di Lettere di Majakovskij. Le cose che devono essere saranno e lui e io ci eravamo ritrovati, ma se sei un fuori sede nulla è per sempre e dopo un trasloco niente più raccolta di lettere. Perduta e io, lasciata, ripensavo alla poesia:
Nonostante questo,
il mio amore,
pesante come un macigno,
resta appeso al tuo collo, dovunque tu fugga.
Ovviamente non era un sentimento che meritava tanto, ma
lì per lì sembrava.
Passano nuovi anni, e riecco la raccolta di lettere, orami uscite per Beat.
Voilà, di nuovo insieme.
L’amore è il cuore di tutte le cose, Lettere 1915-1930. Qui si spiega chi era Lilicka, al secolo Lili Brik, qui ho avvicinato Vladimir Majakovskij, la politica, il pensiero, il dolore, la moralità o l’immoralità, la complessità della biografia, la diatriba intorno alla figura di quest’uomo, alla sua poetica e alla sua vita, i suoi gusti, le paure, le tenerezze e i viaggi. Dalla corrispondenza emerge l'assetto tra Vladimir Majakovskij e i Brik, quella vita a tre scandalosa, spregiudicata, innamoratissima, da capire o giudicare. Forse un esperimento d'amore o forse il modo in cui quelle tre persone volevano vivere.
Il primo incontro con Lili avvenne nel 1915, era luglio e nulla rimase uguale. Lei, proveniente da una famiglia agiata, speculativa e di origine ebraica ma antisionista, era sposata dal 1912, lui era amico della sorella e una sera n casa loro aveva declamato un suo poema, tutti rimasero scossi, Osip, il marito di Lili, decise di pubblicarlo a sue spese. Majakovskij lo dedicò a Lili e si trasferì vicino a loro, a Pietrogrado, innamorato. Inizia la vita in comune, le pubblicazioni, il salotto letterario a casa dei Brik, poeti, filologi, scrittori, amici della coppia. Un ambiente nuovo per Majakovskij che non era cresciuto negli agi delle famiglie moscovite, non aveva studiato, ma aveva questo fuoco che creava un'attrazione totale sui Brik, dal canto suo il poeta cambiò alcune delle sue abitudini e degli atteggiamenti del gruppo futurista cui apparteneva. Insomma un incontro ferale. Ma che l’amore non luccica soltanto lo sappiamo, ci sono state separazioni, dolori, viaggi, ricongiungimenti e nelle lettere ci sono le parole di quelle circostanze, le parole usate dalle persone vere.
In questo libro sono raccolti anche molti telegrammi che i due si sono scambiati tra New York e Mosca, il mio preferito lo manda lei il 18 agosto del 1925
Nostalgia, amo. Telegrafa.
Lili.
Così nudo, senza altro che tre sentimenti impellenti. Che meraviglia!
Vladimir Majakovskij era nato nel 1883, nel 1939 si sparò e lasciò un biglietto che ricorda una vicenda italiana:
Non incolpate nessuno della mia morte e, per piacere, non
fate pettegolezzi. Il defunto li odiava. Mamma, sorelle e compagni, perdonatemi
– non è questo il modo (non lo consiglio ad altri) ma non ho
vie d’uscita. Lilja, amami. Compagno governo, la mia
famiglia è composta da Lilja Brik, mia madre, le mie sorelle, e Veronika
Polonskaja. Se per loro organizzerai una vita tollerabile – grazie. Le poesie
già iniziate datele ai Brik, ci penseranno loro. Come si dice – l’incidente è
chiuso, la barca dell’amore si è schiantata contro l’esistenza quotidiana. Io e
la vita siamo pari, inutile elencare offese, dolori, torti reciproci.
Voi che restate siate felici.
Vladimir Majakovskij
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