Stalin + Bianca. Iacopo Barison
Stalin + Bianca, Jacopo Barison Tunué. La mia copia. |
"Stalin + Bianca" è, per me, un libro di fantascienza
sull'amore. Il mondo è appoggiato sulle sue macerie, l'abbandono sembra la
costante, palazzi e fabbriche in disuso, rotaie di treni che si intersecano e
non vanno da nessuna parte, locali costruiti sul tema delle emozioni e anche
della sofferenza, lungo le strade i residui dell'ultima guerra, forse
ce ne sono state molte, il grigio è il colore principale, i luoghi non hanno
nome e tutto è coperto da una coltre di neve, il freddo sembra costante e non una stagione. Di oggi e di
ieri rimangono la musica, gli adolescenti, l'amore dei genitori, il disagio e
delle forme di purezza istintiva.
Stalin ha diciotto anni e un disturbo che
non gli consente di gestire la rabbia se non con delle pillole, diventa
violento, fa male alle persone e ne soffre, è sfruttato da chi, in ogni epoca,
fa dei giovani armi e alibi personali, ha una mamma che sembra fragile, ma,
come le mamme in ogni epoca, crede in lui. Stalin ha anche Bianca, la sua
migliore amica forse, lui dice la colla che lo tiene insieme, credo sia la sua
compagna, la persona giusta, quella che fa svanire la paura e si può andare in
tutte le direzioni e fare qualunque cosa. Dopo l'ennesimo episodio violento
Stalin decide di scappare di casa e fa la sua valigia: la telecamera e Bianca
seduta dietro di lui in vespa. Nella notte, decidono di raggiungere la
capitale, lei lo seguirebbe ovunque, lui può essere violento, ma sa amare, lei
è bellissima e cieca, ma lo sa riconoscere e sa far svanire la sua rabbia.
Viaggiano a lungo, sulle macerie del loro tempo e in un'unione profondissima. In questo mondo credibile, alienante e che spaventa ci sono i loro due cuori, ognuno teso verso l'altro, nella loro nuova vita insieme in un palazzo in costruzione trasformato quasi in una comune. Si spostano ancora, Stalin propone un viaggio duro e incerto e non mente sulle difficoltà, lei accetta, accetta tutto e partono ancora. Bianca compone poesie, Stalin filma un documentario. Incontrano altri ragazzi, salgono su furgoni, macchine e treni, camminano e
scappano e, sempre Stalin ha una tale cura di Bianca, del suo benessere, della
sua anima, un rispetto per le sue parole e per il suo corpo che trasforma il
racconto gelido di un'epoca drammatica in una storia d'amore. Bianca lo
corrisponde con una fiducia totale, non lo ha mai visto, ma lo sente
profondamente e si lascia andare nelle sue mani in un abbandono dolcissimo
che combatte quello dei quartieri in cui vivono.
La storia è costellata di riflessioni
esistenziali, sul disagio e sul vivere un'epoca difficile, sulla società e la
cultura, e se da un lato sono proprie degli adolescenti nella loro intima
credenza di avere capito tutto di tutto, dall'altro hanno una costruzione e un
linguaggio un po' troppo esibiti e rimangono prive di forza rispetto
all'incisività dei luoghi, tutti senza nome, e dell'amore, così lo vedo, di
Stalin e Bianca.
Non incontro un ragazzo così tenero, sofferente e bisognoso dal 1996, quando l'adolescente ero io.
Un libro generazionale diverso dai più diffusi e col valore di una realtà immaginata, ma che diventa ben visibile e con la credibilità dei sentimenti di chi pensa che tutto si può fare, anche cambiare, anche tornare, anche amare chi è diverso, prima che intervenga la maturità. Per questo le riflessioni troppo speculative secondo me franano l'espressività dei dialoghi, delle descrizioni e dei sentimenti.
Quanto all'edizione questo è uno dei due
romanzi della nuova collana di narrativa di Tunué, la bandella enorme si piega se non si fa
attenzione chiudendo il libro, ma la copertina vaga e simbolica mi piace molto.
"La città si estende sotto
di noi e adesso ha l'aria di chi vorrebbe il colpo di grazia".
Chiedo scusa e davvero la chiedo, ma seguendo l'onda emotiva ed evocativa delle Sue parole, che già sono un racconto Esse stesse, mi sembra di avvertire che questo potrebbe essere più che " un libro generazionale" un libro proprio di ogni generazione, di ogni Persona, di ogni gruppo di Persone cresciute in difficoltà emotive psicologiche e materiali di tanti tipi magari diverse , magari in luoghi e tempi diversi ma con questo terribile fattore comune.
RispondiEliminaCapita che quando " interviene la maturità " si può perdere molto della speranza, anzi della fede che tutto si possa cambiare, ma forse non è proprio della maturità vera quanto del cinismo che copre l' inaridimento, che a sua volta consegue proprio alla perdita della speranza. L' aridità forse è altra cosa sua sponte. Adelio