Shotgun lovesongs. Nickolas Butler.
Shotgun lovesongs. Nickolas Butler Marsilio La mia copia. |
"Shotgun lovesongs" di Nickolas Butler è un libro che si svolge davanti agli occhi come una pellicola, sarà facile trarne il film annunciato, non so se sia un pregio in assoluto, ma in questo caso è significativo della grande forza comunicativa dell'autore.
L'America che si racconta, anzi l'America che Butler canta, è ben visibile per il lettore e non solo per le descrizioni, molto suggestive, che ne fa, ma per l'immaginario che evoca. "Shotgun lovesongs" è un titolo nel titolo, così si chiamava il disco d'esordio di uno dei protagonisti della storia, Lee, un cantante venuto dalla neve e divenuto una stella della musica mondiale. Il piccolo gruppo di amici protagonisti sono il coro, la cittadina del Wisconsin in cui sono cresciuti è il palco, ognuno di loro ha poi dei momenti da solista evidenziati dalla suddivisione dei capitoli. Tutti i personaggi parlano in prima persona nella pagina di storia che sono chiamati a scrivere. Questo è un aspetto bellissimo del libro, ogni capitolo ha un registro e una personalità, perché a turno Lee, il suo migliore amico Henry, uomo legato alla terra, Beth sua moglie, una donna che sembra rimasta a metà, Ronny il cow boy che tutti proteggono, Kip, l'elemento cinico e avido del gruppo, ma in realtà quello che più degli altri evolverà, e Little Wing, la loro città, la base comune che si intravede nelle righe di ognuno. Il paesaggio, la terra, le stagioni e la neve sono lo scenario sempre ben definito in cui le vicende si alternano tra presente e ricordi, ognuno ripercorre se stesso e approda all'oggi, ognuno col suo carattere, tutti con un forte senso di appartenenza al gruppo e alla casa.
"Shotgun lovesongs" è un libro sull'amicizia e sullo sfondo la sacralità della giovinezza, i luoghi, i legami, le abitudini condivise e radicate sulla strada per diventare adulti e il modo in cui poi ognuno lo è, cosa sia l'amore, cosa siano le possibilità, cosa sia la correttezza, cosa sia il futuro e dove tutto ciò acquisti il senso di completezza che si richiede alla vita.
Alcune scene mi hanno ricordato un film di Michael Cimino "I cancelli del cielo", in particolare quando tutta la città balla, e si descrive l'America come un luogo di condivisione e semplicità.
Vecchi rapporti che acquisiscono nuove forme, i percorsi individuali e la loro integrazione in ciò che è sempre stato, ciò che si è e ciò che si sarebbe potuto diventare in un libro che si specchia nel disco che gli dà il titolo.
beh chi cita " I cancelli del Cielo ", film grandioso pur se frammentario e dispersivo nel finale, merita di andarsi a guardare o riguardare " l'ultimo spettacolo " di Peter Bogdanovich con Cyrill Sheperd Jeff Bridges e Timothy Bottoms, e perchè no il successivo " Texasville" stesso Regista stessi Attori..ha qualche affinità e alchimia con quanto Lei così suggestivamente propone.
RispondiEliminaBino