Piccola città di Vanessa Roghi
Piccola città, Vanessa Roghi. Editori Laterza. La mia copia. |
Da qualche settimana, con l'uscita della serie su San Patrignano, l'internet è pieno di #SanPa e visto che il tema della tossicodipendenza sembra tornato all'attenzione di qualcuno, rilancio con un libro, si intitola Piccola città, lo ha scritto Vanessa Roghi che di mestiere fa la storica e qui racconta una storia anche sua e la chiama una storia comune di eroina.
Il libro è una ricostruzione documentata sull'arrivo, lo sviluppo e la presenza dell'eroina in Italia principalmente negli anni 70 e sull'allora considerazione istituzionale, normativa, politica, sanitaria, sociale e umana del tossicodipendente. Vanessa Roghi riprende le leggi a partire da quella del 1954 per arrivare alle nuove disposizioni, intervista chi c'era, da Luigi Cancrini che è stato uno degli psichiatri più attivi nell'analisi della diffusione e dell'utilizzo dell'eroina nonché del tipo di aiuto da dare a chi la usasse, a chi si bucava e ne ricorda il come e in alcuni casi anche il perché.
La Piccola città del titolo è Grosseto, dove cresce l'autrice, ed è presentata con le parole di Luciano Bianciardi, grossetano e scrittore, così come gli eroinomani sono introdotti con la voce di William Burroughs, eroinomane e scrittore. Nello svolgersi della ricostruzione incontriamo la famiglia Roghi, poche frasi ogni tanto, sono parte del mondo di allora e in qualche modo verranno toccati da una vicenda di tossicodipendenza, l'autrice è una ragazzina e anche se un po' impariamo a conoscerla, non sarà la nostra protagonista. La protagonista, per noi lettori, è l'eroina, insieme ai conti che vanno fatti con un passato che l'ha inclusa e il silenzio dei nostri tempi. Ciò che colpisce di questo libro sono la compiutezza scientifica con cui è presentata la questione e il cuore, molto oltre l'ostacolo, con cui viene raccontata la storia. La musica, i viaggi, i traffici, le siringhe nei parchi, il dilagare del fenomeno, le classi sociali, il dibattito, gli interventi pubblici e l'inadeguatezza, il dolore e anche il sogno, la paura del drogato, la mancata comprensione di cosa significhi dipendenza, la solitudine del corpo e la facilità con cui si arriva a non avere uscita, i giornali, la loro narrazione, il loro cercare e anche il loro non capire, la sensibilità di alcuni, la preoccupazione, gli episodi e i ricordi costruiscono Piccola città, che non apre l'obiettivo su nessun aspetto da cronaca guardona e didascalica e non lascia spazio a nessuna gita allo zoo di Berlino, a nessun giro nei giorni di Alice. Non è un libro di dosi e capelli sfiniti, ma il racconto di come un fiume di eroina si arrivato in Italia, come il bucarsi sia diventato un gesto di opposizione e come ci si cadeva dentro anche senza ideologia, cosa quel fiume abbia travolto, come è stato vissuto nei pressi della Piccola città e nell'esperienza di chi lo ha scritto.
Vanessa Roghi usa parole che meritano di essere rilette, parla di stigma e fascinazione della droga, di sostanze e molecole, parla dei tossicodipendenti considerati come matti o criminali, di trattamenti psichiatrici e coercizione, parla anche dei manicomi e di Basaglia, di come sia evoluta la terapia, di cosa quegli anni abbiano cambiato nella considerazione delle difficoltà, parla di comuni e comunità, di nuovi luoghi, di chi muore e di chi invece ce la fa.
Questo è un libro che spiega e lo fa con la sicurezza del metodo e l'ardore del cuore e chiede impegno nella sua lettura, voglia di sapere, di andare poi a cercare anche solo su Wikipedia o di chiamare a casa e dire raccontami, cosa succedeva? E di guardarsi intorno per osservare cosa succede ora.
Si arriva a parlare di AIDS e qui spuntano ricordi anche i miei, quelli della pubblicità e della paura, dell'alone viola dei contagiati in tv e dello slogan "AIDS, se lo conosci lo eviti", riformulato mille volte da allora e per sempre, anche con ironia, per indicare cose, persone, abitudini da cui stare lontani. Tutto questo oggi è caduto in un silenzio macabro, non si parla di eroina, non si parla di AIDS, ho dovuto cercare online per sapere a che punto siamo, perché le notizie non ci cadono più addosso come succedeva qualche anno fa. Vanessa Roghi ci fa notare il silenzio dei nostri giorni e lo rompe anche citando altre autrici coinvolte nel racconto stesso tema (ovviamente ho recuperato tutto e magari ne palerò qui, buoni sono quei libri che fanno venire voglia di leggerne ancora).
Ho letto Piccola città quando è uscito nel 2019, e sono rimasta di sasso, poco dopo ho incontrato l'autrice. Era pomeriggio tardi, in piazza Santa Maria in Trastevere, ci siamo trovate per via di persone in comune e le avrei proprio voluto dire che ero rimasta di sasso, ma non mi è facile parlare dei libri che mi colpiscono con chi li ha scritti, quindi sono stata zitta, ma l'ho guardata un po' di più di come mi era capitato di fare le altre volte in cui l'avevo incrociata, perché c'è da essere grati a chi ci fa capire e conoscere.
Quando un libro mi lascia muta lo tengo a lungo per me, così è andata finora, ma adesso che si parla di SanPa e di tossici e di nuovo, più o meno consapevolmente, tornano stigma e fascinazione, ve lo voglio proprio dire di leggere Piccola città.
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