Libri di inizio estate: Henry Miller, Aimee Bender e Simone De Beauvoir

Chi segue Il tè tostato su Twitter sa che ho deciso di resistere all'acquisto di libri fino al 10 luglio, sono consapevole che siano pochi giorni, ma per me, che ogni settimana porto qualcosa a casa, sarà una bella sfida. Non comprare non impedisce di desiderare e anche di toccare in alcuni casi, ed ecco qui ciò a cui sto rinunciando in questi giorni.

I libri della mia vita. Henry Miller
Adelphi.
La copia che sarà mia.
I libri della mia vita. Henry Miller. Adelphi. 
Non compro un Adelphi da un secolo, m'è venuta una specie di curiosità esplorativa per le case editrici e quindi cerco di cambiarle spesso e dato che di Adelphi ho un mondo non l'ho considerata per un po'. Questo libro m'è saltato in mano (e spero presto anche in borsa), un po' per la copertina, un po' per il titolo che è così preciso da mirare dritto al mio cuore, e un po' per Henry Miller, che non è facile, non è buono e non mi è simpatico, ma mi attrae da sempre. Devo dire che i suoi tropici mi hanno fatto faticare e non so se mi siano piaciuti, non del tutto e non per tutto, ma il racconto dei libri degli altri importanti per lui mi fa troppo gola. Lui che era di Manhattan, ma cresciuto a Brooklyn, americano con genitori tedeschi, e di nuovo americano ma socialista, benestante e vagabondo, con un rapporto incomprensibile con le donne, che ama, anche molto più grandi e sposa e risposa, e genera anche. La sua seconda moglie, per farlo scrivere, lo ha mantenuto in ogni modo, pare davvero in ogni modo e non lo dico perché si capisca di che razza fosse lei, ma di che pasta marcia fosse lui, che poi la pianta e va a Parigi, dove si sa, gli scrittori trovano l'spirazione delle ispirazioni. Detestabile davvero, ma poi se ne torna negli Stati Uniti e dove va? Dove va? (Mi ripeto). A Big Sur e allora un po' lo amo, ma non per lui, ma perché mi fa pensare a chi ci andrà dopo a Big Sur, e a chi ci andrà molto dopo, scrittori e editori che saranno per me, che poco conto lo ripeto sempre, gli scrittori e gli editori del cuore e che infilerei in un libro analogo se potessi. Comunque li voglio conoscere questi libri della vita di Henry Miller che era un po' pornografo, un po' privo di morale, buio e difficile forse come i suoi Tropici, ma che ha aperto a un mondo americano che ho letto, riletto, straletto e allora voglio sapere cosa leggeva lui, l'apripista antipatico dei miei libri della vita.

La maestra dei colori. Aimee Bender.
minimum fax
La copia che sarà mia.

La maestra dei colori. Aimee Bender. minimum fax, 
Anche minimum fax è stata ostracizzata dai miei acquisti e sempre per lo stesso motivo, ho più libri minimum fax che tempo per leggerli e quindi ecco che ho scelto di fare un po' una pausa. Mi correggo, e quindi ecco che ho sofferto la pausa che mi sono imposta. Qualche giorno fa ho iniziato "Un segno invisibile il mio", mi è stato consigliato di fare amicizia con Mona Gray, la protagonista, ma più che altro sto facendo amicizia con l'autrice e trovare in libreria un nuovo libro della Bender è stato (dovrei dire l'ho vissuto) come un segno inviato direttamente della letteratura contemporanea, una sorta di ritorno alle autrici americane che dopo "Il tempo è un bastardo" di Jennifer Egan ho trascurato un po'.  Guarda caso era minimum fax allora ed è minimum fax ora che mi porta di nuovo a qualcosa che d'istinto mi piace. Quest'estate farò la conoscenza di un'autrice di cui non ho letto nulla, ma ho tutto e devo certo aggiungere "La maestra dei colori" una raccolta di racconti che a quanto si dice va a passeggio tra attualità, fiaba classica e magia. Quest'ultimo aspetto lo temo un po', quando si dice "realismo magico" tendo a non capire, ma confido in me e soprattutto in Aimee Bender.

Malinteso a Mosca. Simone De Beauvoir.
Ponte alle grazie.
La copia che sarà mia.

Malinteso a Mosca. Simone De Beauvoir. Ponte alle grazie. 
Editore di cui conosco pochissimo, autrice che amo infinitamente, donna che ispira le donne, e forse anche gli uomini chi lo sa,e scrive del disequilibrio dell'amore, che cambia, che vacilla, che poi torna ed è calato nella realtà, nell'attualità, nel mondo che intorno vive e condiziona. La scheda del libro racconta come il testo sia stato escluso da "Una donna spezzata" e si fanno ipotesi di motivazioni e in assenza di un evidente ragione letteraria si ipotizza l'opportunità politica. Cose che avvenivano a Simone De Beauvoir, che era così inopportuna spesso e volentieri, nella fedeltà a se stessa e al suo stile di vita. Era 1965, scegliere forse e rivelare insieme, non erano ancora attività libere. Il romanzo è decantato come opera intensa e pienamente integrata nella produzione dell'autrice e non solo, i protagonisti appaiono come trasposizioni della realtà, lei è Simone, lui è Sartre, e vanno a Mosca per una visita alla figlia di lui e lì succede, o dovrei dire cambia, qualcosa. Se non resisto a Henry Miller che m'è antipatico e a Aimee Bender che conosco poco, figuriamoci a Simone de Beauvoir che amo.


Ed è qui che spero di cadere al più presto, in uno dei miei inciampi tra i libri.

Commenti

  1. Henry Miller..così neoliticamente refrattariamente maschilista da ostentare fragilità scambiate per virilità, eppure provoca nel mondo femminile,forse per contrapposizione, un rigurgito vitale che tra difficoltà errori e contrasti si fa strada e fa intravedere qualcosa di simile eppure di tanto diverso e più vitale.
    Oberdan

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