Shakespeare and Company compie cento anni

Mie libri dalla Shakesperare and Company.


Tra i miei desideri c'è quello di aprire una libreria.
Per lo più le persone reagiscono con tu sei matta, le librerie chiudono, ma non è in crisi l'editoria? ma ormai chi ci va in libreria? I più possibilisti avanzano con un pensaci bene e sola una persona fa il tifo perché accada. Ma proprio il tifo, non un pacato suggerimento positivo. Una sola persona. 
Le librerie ultimamente chiudono, vengono incendiate, resistono, sopravvivono.
Nel mio sogno la mia libreria è la mia casa e non solo la mia, un po' come questo blog, e ci sono le lucine e i libri, i desideri di tutte le persone che entrano e ne incontrano altre, poi ci sono gli autori, gli editori, la cassa che tintinna, i consigli, le novità, i classici, la musica, magari anche l'usato, chissà.
Una libreria aperta da una donna compie 100 anni, il 19 novembre del 2019 a Parigi aprì la Shakespeare and Company e ancora oggi è un un sogno realizzato. Cento inverni tra i libri.
Una libreria che non esiste solo nel mito per aver vissuto di Joyce, Ezra Pound, Gertrude Stein e Alice B. Toklas, Sherwood Anderson, Hemingway, e se vado avanti non finisco più, ma è ancora là  e c'è perché vende i libri. E' un negozio.
Tutte le librerie aperte sono aperte perché vendono libri. Sono negozi, vendono merce, come tanti altri, ma sono negozi particolarmente in crisi perché ciò che vendono non interessa più. Vendono cose superate, eppure aver inventato l'AirBus non ha mica fatto fallire la produzione di biciclette. Perché anche per le librerie non può funzionare così? Perché una libreria sembra non poter essere sia un'attività edificante che lucrativa? Un lavoro e un luogo? Cultura e sostentamento?
tutti impariamo a leggere a sei anni e non disimpariamo più, proprio come con la bicicletta, come mai a un certo punto interrompiamo l'attività? 
Le librerie chiudono per Amazon, per i social media, per la pigrizia, per l'investimento sempre minore sulla cultura o per l'assenza di investimento, le librerie chiudono perché le persone non leggono. E il senso di tutto questo mio agitarmi tra i libri è proprio questo, contagiare con la lettura, provare a essere epidemica e farlo in senso strutturale e non prettamente commerciale, perché è con la struttura dei lettori, e non la moda dei lettori, che le librerie vivono cento anni, la moda deve essere di più, deve essere il copri sellino colorato, non le ruote. Quando la Shakespeare and Company ha aperto non tutti avevano imparato a leggere a sei anni, non tutti sapevano leggere e molti avrebbero avuto difficoltà ancora per decenni. Eppure qualcosa accadeva.
Quando non avevamo nulla facevamo tutto, come i figli, ora nessuno li fa più e la motivazione  spesso è la precarietà lavorativa, ma per decenni questo non ha impedito ai poveretti di avere dei bambini e non lo impedisce ancora laddove c'è povertà. Non fraintendetemi, non parlo di incoscienza o con superficialità, parlo della vita che mi sto impedendo per la paura che vada male.
Shakespeare and Company compie cento anni ed è una libreria e se ci penso sembra una medicina contro la paura.

Buon compleanno.

Shakespeare and Company di Sylvia Bleach. Neri Pozza. La mia copia.


Lo sapete tutti, Neri Pozza ha pubblicato la storia della libreria scritta dalla sua fondatrice, Sylvia Beach. Regalatela a Natale, è una storia che ha cento anni.

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