Adriano Olivetti, il figlio di Camillo
(Ovvero, per parte mia, studiare, fare ordine, smettere di fermarsi. Puntata 2.)
Pochi cenni biografici prima di passare all'impresa
L'11 aprile del 1901 nasce, sempre a Ivrea come l'azienda, Adriano Olivetti, il primo figlio di Camillo, con un papà ebreo e una mamma valdese viene al mondo sotto la stella della singolarità, stella che lui farà brillare molto oltre la sua morte, dato che accora accende molti di noi.
Volontario negli alpini nel 1918, studente al Politecnico di Torino, poi ingegnere chimico, da subito voce orientata al futuro alla modernità e al miglioramento, entra alla Olivetti nel 1926 come operaio e ne diventa il direttore nel 1932.
Era antifascista, con Carlo Rosselli, Gino Levi, Sandro Pertini e Ferruccio Parri aiutò Filippo Turati a scappare in Francia: era l'11 dicembre del 1926 quado di notte guidò da Ivrea a Savona per portare Turati all'imbarco per la Corsica. All'inizio degli anni 30 sposa Paola Levi, sorella dell'amico Gino e di Natalia Levi, futura moglie di Leone Ginzburg ed è proprio lei che me l'ha presentato, in Lessico famigliare:
Fra questi amici ce n'era uno che si chiamava Olivetti, e io ricordo la prima volta che entrò in casa nostra, vestito da soldato perché faceva in quel tempo il servizio militare. Adriano aveva allora la barba, una barba incolta e ricciuta, di un colore fulvo; aveva lunghi capelli biondo fulvi, che si arricciolavano sulla nuca ed era grasso e pallido. La divisa militare gli cadeva male sulle spalle, che erano grasse e tonde; e non ho mai visto una persona, in panni grigio verdi e con pistola alla cintola, più goffa e meno marziale di lui. Aveva un'aria molto malinconica, forse perché non gli piaceva niente fare il soldato; era timido e silenzioso, ma quando parlava, parlava allora a lungo e a voce bassissima, e diceva cose confuse ed oscure, fissando il vuoto con i piccoli occhi celesti, che erano insieme freddi e sognanti.
Natalia Ginzburg lo descrive ancora nel suo romanzo, in un incontro casuale a Roma:
Lo incontrai a Roma per la strada, un giorno, durante l'occupazione tedesca. Era a piedi; andava solo, con il suo passo randagio; gli occhi perduti tra i suoi sogni perenni, che li velavano di nebbie azzurre. Era vestito come tutti gli altri, ma sembrava, nella folla, un mendicante; e sembrava, nel tempo stesso, anche un re. Un re in esilio, sembrava.
e ancora dopo l'arresto di Leone Ginzburg, quando lei e i bambini erano in casa a Roma, in piazza Bologna, senza sapere nulla del marito, ma immaginando e temendo per la vita:
Io ricorderò sempre, tutta la vita, il grande conforto che sentii nel vedermi davanti, quel mattino, la sua figura che mi era così familiare, che conoscevo dall'infanzia, dopo tante ore di solitudine e paura, ore in cui avevo pensato ai miei che erano lontani, al Nord, e che non sapevo se avrei mai riveduto; e ricorderò sempre la sua schiena china a raccogliere, per le stanze, i nostri indumenti sparsi, le scarpe dei bambini, con gesti di bontà umile, pietosa e paziente. E aveva, quando scappammo da quella casa, il viso di quella volta che era venuto da noi a prendere Turati, il viso trafelato, spaventato e felice di quando portava in salvo qualcuno.
Le questioni con fascismo e l'antifascismo sono molte e includono financo un breve consenso e un incontro con Mussolini, poi si rifugia in Svizzera durante la guerra dove conosce Altiero Spinelli, padre fondatore dell'Unione europea, e diventa un sostenitore del federalismo europeo.
Dalla fine degli anni 40 gli episodi personali e professionali si intersecano, la conversione al cattolicesimo, per lui che era ateo, la fondazione di Movimento comunità, il partito federalista socialista liberale e socialdemocratico che lo porta in Parlamento.
Muore improvvisamente nel febbraio 1960 in circostanze ancora controverse, dopo essere diventato uno dei più importanti imprenditori mondiali, decisivo per la storia dello sviluppo tecnico e industriale internazionale.
Infiniti interessi, l'architettura, la psicoanalisi, l'urbanistica, l'innovazione, la politica, il diritto del lavoro tutto convogliato nella sua impresa per gli anni in cui la conduce e in un'eredità prima dimenticata e oggi raccontata quasi come una favola.
Nella prossima puntata scopriremo la Olivetti di Adriano Olivetti, intanto buon compleanno!
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