Norvegia #2: Bergen




Dopo aver passato tre giorni a Oslo, ho preso un volo interno (rispetto al quale nessuno mi ha mai chiesto un documento né al controllo né all'imbarco) verso Bergen. Ero rammaricata, avrei visto ancora della città, soprattutto altre gallerie d'arte, ma ero curiosa in entrare nella Norvegia meno internazionale. Arrivata in aeroporto è iniziato a nevicare e da lì la neve è stata con me fino al ritorno a Oslo una settimana dopo. Molto norvegese.

Quarantacinque minuti di tragitto con l'ansia dello stare in aria, che a me agita un po', e la curiosità di non sapere cosa avrei trovato. I fiordi mi hanno accolta aprendosi davanti ai miei occhi durante l'atterraggio. Quando, superate le nuvole, ho visto la costa proprio identica a quella delle cartine geografiche del sussidiario, mi si sono spalancati gli occhi, ho lanciato un gridolino di meraviglia e ho davvero sentito di essere arrivata. 



Dall'aeroporto ho preso un taxi, sono stata pigra, non avevo controllato nulla, e caro l'ho pagato. Avevo scelto un albergo vicino al porto, la zona più caratteristica della città, ma non l'unica da visitare. Con quasi 300.000 abitanti è la seconda città della Norvegia, fondata circa nel 1070, ha la sua principale attrazione nell'antico quartiere di Bryggen, sede di un ufficio della lega anseatica fin al 1360, così diceva la guida e ho pensato di non dormire troppo lontano da lì.

Interamente in legno, costruzioni dai tetti a punta, colori saturi ma non squillanti, una prospettiva lineare di casine tutte diverse, la sua funzione era di accogliere i dipendenti e gli impiegati della lega, ora (ridotto di dimensioni a causa di diversi incendi) è un agglomerato dedicato all'artigianato, all'arte e al design ed è animato da botteghe e negozietti unici, tipicamente norvegesi e tutti piacevoli. Lane, cuoio di alce, prodotti alimentari, design scandinavo, piatti, bicchieri e candele, un luogo dove, con i prezzi della Norvegia, è facile lasciare un patrimonio. Una passeggiata incantevole.

Davanti a Bryggen c'è il porto, con pescherecci che prendono il largo per salmone, merluzzo, aringhe, granchi giganti e ogni frutto di mare che poi vengono cucinati al mercato del pesce, un luogo animato e colorato, pieno di banchi di vendita o piccoli ristorantini che non devono trarre in inganno per la loro semplicità, il pesce è prelibato, ma i prezzi sono davvero alti. La zuppa tipica di Bergen e il granchio bollito saranno indimenticabili sotto ogni punto di vista (ho bilanciato con i pasti dei giorni successivi).


Una mattina di acqua densa quasi neve e di cielo che si apriva all'improvviso, sono salita alle spalle della città. Bergen è sulle sponde del fiordo, ma anche snocciolata sulla costa di una montagna e dal centro, proprio accanto al porto, sale una funicolare che porta fino in vetta, dove abeti, pini e querce guardano il mare e la città in un panorama che non dimenticherò e che vorrò rivedere. Bergen sotto lo sguardo, i pescherecci sul mare nero pece, Bryggen legnosa e colorata. I tetti di ardesia, i pescherecci e il fiordo che si apre fino al mare del nord. Dal belvedere partono molte passeggiate ne bosco, percorsi di trekking che si addentrano tra gli animali e una discesa di tre chilometri di tornanti vista mare per scendere verso la città attraversando un quartiere di casette bianche con scalini di ardesia e finestre decorate. Una giornata incancellabile. Immagino che in estate sia tutto caotico, pieno di navi da crociera e appassionati di passeggiate, ma a fine aprile tra la neve e la pioggia, senza turisti e col cuore pieno, è stato impagabile.


Da Bergen partono delle gite in barca attraverso il fiordo, sono salita a bordo una mattina freddissima e ho passato le successive cinque ore sul ponte a congelarmi per vedere tutto coi miei occhi e guardare senza la protezione del vetro del finestrino. Non è possibile dimenticare quel viaggio. Le montagne sono nere di pietra e bosco, si riflettono sul mare che non è blu, come il mare che ho sempre visto, disegnato e pensato, ma è cupo, quasi nero, immobile, profondo oltre mille metri e con la terra crea i fiordi, figli del disgelo dell'ultima glaciazione. Cascate, pochi villaggi di qualche casa rossa, la neve sulla cima delle montagne, un freddo blu, nessun italiano a bordo, una natura  rispetto alla quale non avevo appigli. Tutto era nuovo, bellissimo, quasi inquietante. 

Bergen ha poi una serie di strade più attuali con i classici centri commerciali nordici simili a quelli di Oslo, negozi istallati dentro a palazzi classici per consentire lo shopping nei mesi più freddi. Un bel parco con un lago al centro, una serie di musei collegato tra loro, un ristorante stellato, quiete.

Bergen batte Oslo, per me.





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