4 aprile 1914. Marguerite Duras.
Marguerite Duras Foto tratta da Pinterest e ripinnata su Il tè tostato |
Marguerite Duras aveva studiato diritto ed era una scrittrice. Un dato non trascurabile per chi è
laureato in giurisprudenza, ma vorrebbe fare lo scrittore.
Marguerite Duras era nata nel 1914 in Indocina, era figlia di coloni francesi e crebbe nella geografia e nei sapori di Saigon. Leggendo alcune sue frasi sulla nostalgia per la luce e i tramonti sulle pianure orientali, mi viene in mente Karen Blixen, che dalla Danimarca visse in e di Kenya, descrivendo, quando era altrove, la nostalgia e quasi il dolore di non avere davanti agli occhi, gli spazzi e i colori della "sua Africa". Conoscevo il mal d'Africa, non avevo mai riflettuto sul "mal d'oriente".
Una donna con una vita intensa e di quella vita scrisse.
Quando al cinema uscì "L'amante" avevo tredici anni e tutto quello che avevo capito era che non avrei potuto vederlo. Mi ricordo che mi capitava il trailer in tv e c'era una ragazzina, con le trecce e un cappello, appoggiata al parapetto di una nave o una comunque un'imbarcazione e poi c'era un'immagine di veli e corpi in cui la ragazzina e un uomo cinese mi chiarivano perché non avrei potuto vedere quel film.
L'ho visto molti anni dopo, ancora prima di leggere il libro e i miei costumi borghesi, precisamente alcuni dei miei costumi borghesi cui sono attaccata e che non intendo mollare e che forse non sono nemmeno costumi borghesi, ma morale, insomma si, la mia morale mi ha suggerito un grande no! No alla ragazzina discinta, no all'uomo con la ragazzina discinta e più che mai no alla mamma possibilista. Leggere "L'amante" è stato diverso, leggere lo è quasi sempre. Lo stile è affascinante, immediato non nell'evocare, quanto proprio nell'accostare le parole le une alle altre, dritte come riflessioni infantili e poi c'è l'amore, si parla di amore in modo totale, col coinvolgimento della passione si, una passione che stento a vedere accostata a quell'età, ma l'uomo, oggi sarebbe un ragazzo, aveva ventisette anni ed era il 1929. Tempi diversi, culture diverse e allora i miei costumi borghesi e la mia morale? Restano forti fortissimi, ancorati a quello scambio di denaro, a quella famiglia che accetta quel denaro, seppure cerco di capire lo stato di bisogno e lui, l'uomo che forse con quei soldi vuole aiutare la donna ragazzina che però nega l'amore. Cerco di capire, non posso dire che ci riesca, non posso proprio. E' un romanzo di enorme impatto, nel 1984 vinse in premio Goncourt, lo stile e le riflessioni, i momenti d'intimismo della Duras, lei sola con sé stessa, sono pagine meravigliose, in quella storia che in modo prepotente mi pone il problema di cercare di indagare la distanza che c'è tra il sentire il saper gestire i propri sentimenti, non solo d'amore, ma tutti, tutto il proprio sentire.
Marguerite Duras, lasciò l'Indocina e andò a studiare in Francia, durante la guerra fu membro della resistenza francese insieme a suo marito Robert Antelme e a Francoise Mitterand. Antelme fu deportato in Germania, al suo ritorno la Duras scrisse un racconto "Il dolore" in cui descrive le facce del dolore della deportazione, nella disperazione di chi resta, francesi che cercano francesi catturati, francesi che piangono francesi uccisi, un popolo che piange sé stesso, fino a una moglie, lei, che piange un marito, Antelme, rinchiuso a Dachau e poi tornato e, allora si piangerà la morte interiore di chi non è riuscito a lasciare morire il proprio corpo. Un racconto durissimo ed eccezionale, sicuramente travolgente e con un approdo che, a mio parere, conduce alla conseguenza più triste del dolore che è il distacco. Dolore su dolore. Marguerite Duras fu poi attivista nel maggio parigino, regista e sceneggiatrice (la sceneggiatura di "Hiroshima mon amour" nel 1961 fu candidata all'Oscar) con dentro il suo oriente e il suo amante, il suo amore, la sua storia di ragazzina, la sua resistenza e il suo dolore, fino all'estraneazione dal mondo. Una di quelle donne che le donne vorrebbero conoscere, forse addirittura essere. E oggi avrebbe avuto cento anni.
sensazioni personali: tentiamo di distinguere il vissuto personale dalla vita 'della e nella' società..è possibile? nella prima potrei prevedere ampi spazi per contraddizioni, sovrapposizioni, ripensamenti, spazi grigi..nella seconda questi spazi "incerti" potrebbero essere legati ai tempi ed ai luoghi, un pò alla insondabilità della natura umana, ma meno ampi e meno contraddittori..o questo auspicherebbe la mia ricerca di minore incertezza almeno al di fuori di me, il bisogno di riferimenti comuni accettati ed accettabili.
RispondiEliminaBoh?!
Anacleto