Anna Maria Ortese e Il mare non bagna Napoli alla Grande Invasione con @TwoReaders

Il mare non bagna Napoli
Anna Maria Ortese. Adelphi.
La mia copia
Tra i festeggiamenti per gli scrittori centenari alla Grande Invasione ci sarà la lettura condivisa di
@Tworeaders del racconto di apertura di "Il mare non bagna Napoli" di Anna Maria Ortese. Era Nata il 13 giugno del 1914 a Roma, ma fu Napoli la città che le suscitò i sentimenti più forti, quella in cui visse in diversi momenti della sua vita, alcuni anni dell'infanzia e della sua giovinezza, in particolare dal 1928 al 1938, per poi tornare nel 1945 e trovarsi immersa nella disperazione e nel degrado lasciati dalla seconda guerra mondiale.  "Il mare non bagna Napoli" è apparso nel 1953 e descrive le condizioni di rovina e di pochezza in cui versa la città, una pochezza dei luoghi, degli ambienti, dello stato cui è ridotta la vita e delle persone che abitano Napoli, e si chiude con "Il silenzio della ragione" rivolto all'ambiente intellettuale napoletano. Il libro suscitò grandi polemiche, fu vissuto come offensivo e  e successivamente Anna Maria Ortese lasciò quella, città così intimamente sua da saperne parlar male anche per amore, per non tornarci.
All'incontro del 1 giugno leggeremo insieme "Un paio di occhiali" il racconto di una ragazzina miope e della sua famiglia, della visita oculistica e della scoperta della nitidezza, dell'acquisto degli occhiali e di quanto siano costati alla zia "ottomila lire vive vive" e a Nunzia che ne aveva bisogno.

Nelle due pagine, dell'edizione Adelphi 1994, che aprono la raccolta, Anna Maria Ortese scrive:

"Erano molto veri i dolore e il male di Napoli, uscita in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era una città sterminata, godeva anche d'infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici".

Napoli più che un luogo è un mondo, almeno così mi appare,  in cui vivere o semplicemente passare è un'esperienza fortemente caratterizzata, il napoletano è una lingua e, forse, più di tutto uno stile, un modo di pensare e non banalmente furbo, ma elaborato, Napoli è la città del pensiero architettonico. E dello spirito di possibilità. A Napoli, mi sembra, esista "il possibile".
Di certo dopo l'incontro andrò avanti personalmente col libro, ma lì, ad alta voce, sarebbe bello se a leggere quelle parole così "geografiche"  fosse un persona che vive o ha vissuto a Napoli, un napoletano che sa mettere gli accenti giusti e dare al racconto il colore che gli spetta.

..è un appello...

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