Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre. Sylvia Plath

Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre.
Sylvia Plath
Guanda
Sylvia Plath ha intorno a sé un aurea di indecifrabilità, forse per il suo essere poeta e riuscire a capire davvero una poesia non sembra cosa da interpreti, ma da simili, o forse per quella sua morte assurda, da giovane, con la testa nel forno, proteggendo i propri figli e allo stesso tempo esponendoli al dolore più grande, o forse perché era una persona con quel tipo di sensibilità che rende soli nella vita. Sylvia Plath aveva il sacro fuoco della scrittura, l'impellenza e il bisogno di scrivere, di dire, di raccontare, di esporre i suoi pensieri e di farlo sulla carta, era una di quelle persone in cui ciò che si fa e ciò che si è si mescola e si fonde a formare un sentimento unico. 
"Quanto lontano siamo giunti" è una raccolta delle lettere che la poetessa scrisse a sua madre dall'arrivo allo Smith, il college, a poco prima di morire. Il volume in lingua originale è stato curato proprio dalla mamma di Sylvia Plath, nell'edizione italiana non sono riportati tutti i testi, ma ne è stata fatta una selezione. 
Le lettere sono frequenti e a senso unico, non sono inserite le risposte della mamma, non è dunque un epistolario vero e proprio, si leggono solo le parole della Plath che esordiscono con l'entusiasmo per la nuova esperienza del college, le compagne di casa, le feste, lo studio, i fine settimana e i ragazzi. C'è una Sylvia Plath felice ed emozionata che finalmente è arriva dove sognava e racconta a sua mamma cosa l'aspettava allo Smith, nella sua vita universitaria. E poi inizia un su e giù emotivo costante, dal corso di fisica ai rifiuti di pubblicazione che deprimono smisuratamente la Plath, agli entusiasmi di un periodo stimolante e prolifico, l'altalena ci porta dal cielo allo sprofondo, a volte capendola altre non riuscendo a entrare in quel suo sentirsi vuota.
La mamma riceve confidenze, racconti, paure e gioie di sua figlia, l'incontro col futuro marito, la maternità, la poesia, le aspettative e la fragilità, tutto dentro la vita normale, dentro i racconti delle giornate e lo scambio di chiacchiere. Non so quanto sia un libro interessante per il lettore che non ama o semplicemente non conosce Sylvia Plath, per me è stata una lettura rivelatrice e sulla quale credo che tornerò diverse volte, più di dieci anni di storia e non di biografia, ma di sentimenti e fatti quotidiani che immettono nelle giornate della poetessa in modo immediato. Sicuramente anche i Diari pubblicati da Adelphi hanno la capacità di far scoprire la persona e lasciar capire la poetessa, ma le lettere, mancando del flusso, anche scoordinato, della scrittura personale, e avendo un destinatario e dunque lo scopo di comunicare all'esterno, sono davvero capaci di calare Sylvia Plath in un tempo, in uno spazio, tra delle persone.
L'ultima lettera è del 4 febbraio 1963 e seppure non sono parole di felicità, si raccontano intenzioni da lì in avanti, scrivere la mattina, dedicare il pomeriggio ai bambini, il rapporto tra l'ex marito e i loro figli, la decisione di farsi seguire per superare un periodo difficile, progetti insomma. 
E poi l'11 febbraio Sylvia Plath si uccise.

Titolo: Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre
Autore: Sylvia Plath
Editore: Guanda
Anno: 2015
Prezzo: 22.00 euro

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