27 gennaio, Guareschi e rispetto.

Diario clandestino. Guareschi
Rizzoli quarta edizione 1950
La mia copia
L'anno scorso su questo blog ho ricordato il 27 gennaio raccontando la legge italiana istitutiva del giorno della memoria per cui si è scelta come data simbolica quella della liberazione del campo di sterminio di Auschtwitz. Sono giurista e come un giurista ho ripercorso qualche articolo della lg 211 del 2000 e soprattutto la parte in cui "le scuole di ogni ordine e grado" sono chiamate a studiare, ricordare, approfondire, celebrare la vita scampata e condannare la morte imposta. Quest'anno il mondo è diverso, la violenza è dilagata, s'è resa visibile, continua a farlo con la paura e il sangue e si muore come mosche in ogni parte del mondo per motivi razziali e religiosi, si muore in ogni parte del mondo per la cattiveria degli uomini di tutte le razze e di tutte le religioni. In Germania si torna a marciare contro il diverso, lo straniero, il non tedesco, l'ausländer, e il 27 gennaio serve per ricordare di non fare più ciò che proprio la Germania di settant'anni fa ha creato con concentrazione, scienza, volontà e ferocia. L'alleato della Germania nazista  era l'Italia fascista, meno convinta, meno sicura, microba come alcuni italiani sanno essere, poi s'è arresa, almeno quello! Il mio rapporto con la Germania è stretto, strettissimo e affettuoso, ho imparato a conoscere molto, a capire di più, ricevo messaggi di chi dice mi vergogno di cosa stia accadendo ora, penso povera la mia Dresda, e continuo a studiare il tedesco. Il 27 gennaio non si può non parlare del nazionalsocialismo e degli uomini perseguitati, gli ebrei, gli zingari, i deboli, i diversi, i nemici e vale sempre la pena riflettere sul fatto che un invasato piccolo e nato austriaco abbia convinto i freddi ariani che alti, biondi, di razza pura come un cane col pedigree era giusto, era l'obiettivo, essere di razza era un obiettivo. Perché l'uomo è debole e la guida travolge, esalta, addirittura plagia. Oggi c'è maggiore cultura, consapevolezza, e questo crea indipendenza e in Germania sono stata accolta, aiutata e sostenuta e ogni giorno conosco la positività di chi allora, come me, non era nato. Nel 2015 tutti condannano, parlano dell'Olocausto, lo riconoscono nel suo essere avvenuto e nel suo essere stato il punto di riferimento verso il basso della contemporanea umanità, tutti, tranne qualche matto e qualche perfido, eppure nel mondo ci si prende a botte, spari, insulti, sputi, si armano i bambini, si inneggia alla violenza, si marcia e le persone hanno paura, tranne forse chi non ha nulla da perdere. Una condizione miserabile quella del mondo.
Per ricordare proprio la miseria dell'anima e del cervello dei tempi di cui vogliamo memoria oggi scelgo Guareschi e il suo "Diario Clandestino", perché non sapevo nemmeno che esistesse finché l'ho incontrato in bancarella prima di Natale e invece a scuola un po' andrebbe letto. Il 27 gennaio mi ricordo di cosa fece l'uomo all'uomo e ai bambini, in realtà ci penso spesso quasi ogni giorno e per una questione tutta mia, ma mi chiedo quanti 27 gennaio ci saranno tra cento anni, magari non saranno riempiti i treni e accesi i forni, ma si vede, l'odio è ovunque e urla, l'amore è silenzioso e cerca una strada, mentre tutto intorno le persone muoiono.
Se invece di odiare o di amare ci si limitasse tutti a rispettare sempre e senza motivi altri che non il rispetto stesso, forse un po' andrebbe meglio.

Nella speranza che Guareschi si sbagli ecco qui come ricordo e temo:

"Per venire alla mia storia, dirò che io assieme a un sacco d'altri ufficiali come me, mi ritrovai un giorno di settembre 1943 in un campo di concentramento in Polonia, poi cambiai altri campi, ma dappertutto la faccenda era la stessa dei campi di prigionia, ed è inutile insistervi perché chi non è stato in prigionia in questa guerra, ci è stato nell'altra o ci andrà nella prossima. E se non ci è stato o non ci andrà lui, ci saran stati suo figlio, o ci andranno suo figlio, o suo padre, o suo fratello o qualche suo amico."

Giovannino Guareschi, Diario clandestino




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