Non sapevamo giocare a niente. Emma Reyes.

Non sapevamo giocare a niente. Emma Reyes
Sur. La mia copia.
"Non sapevamo giocare a niente" di Emma Reyes pubblicato da Sur è una raccolta di lettere che la pittrice colombiana ha scritto dal 1969 e nel corso di molti anni all'amico giornalista German Arciniegas. Emma Reyes racconta la propria infanzia a partire dai tre anni, attraversando i sentimenti e i luoghi di una vita che appare inaccettabile. L'estrema povertà a Bogotà, i viaggi scomodi e difficili attraverso il Paese, una famiglia creata soltanto da lei e da sua sorella, l'abbandono e la crudeltà degli adulti, la rigidità dell'educazione in convento. Emma Reyes racconta il suo vissuto di bambina e ragazzina e lo fa costringendo il lettore a scenari e sentimenti sui quali si vorrebbero chiudere gli occhi, ma riuscendo a trattenerci a sé con uno stile felice, del tutto discosto dal contenuto di dolore. Lettera per lettera si segue una piccola bambina dagli occhi storti, nel suo non avere nulla, nel contatto continuo con lo sporco del mondo e dell'anima umana, si scoprono con lei le sue capacità, per prima quella di amare, e poi le doti artistiche. Il racconto è infantile e oggettivo, come se ammettesse che quello fu il passato e per quanto duro è già stato, è chiuso ed è parte della persona che si è diventati. Emma Reyes insegna a far pace con ciò che è capitato, i toni di rabbia sono esclusi anche dagli eventi più inaccettabili, il libro è reso unico dalla voce di una bambina cresciuta che sa guardare con stupore e ricordare con minuziosi particolari il corso della propria vita.
Il tono della Reyes mi ha ricordato quello di Romain Gary in "La vita davanti a sé": con la stessa forza si consente ai bambini di essere osservatori attenti e di innamorarsi della vita nonostante tutto.
Emma cresce in modo duro, a volte spietato, e racconta tutta la ferocia che ha conosciuto, ma per lei quella era la normalità, quelle le cose del mondo e le viveva come erano e le racconta come sono state. Potente la descrizione dei rapporti con gli altri bambini, dalle scene ambientate nella discarica di Bogotà, al piccolo neonato di cui, ancora lei stessa in età da asilo, si prende cura, fino all'arrivo in convento. Emma dipinge inoltre in modo istintivo e ombelicale il rapporto con la sorella, con cui divide ogni attimo, con la quale si scambia amore, abbracci e unione.
"Non sapevamo giocare a niente" è un libro ricco di particolarità: la forma epistolare, l'essere l'unica opera letteraria della pittrice, la capacità di creare tra il lettore e la Emma bambina un sottile cavo d'acciaio che lega e impedisce di lasciare il racconto anche quando sembra insopportabile, perché è Emma stessa ad accettare tutto ad essere in pace col passato e ce lo dice in ogni modo fino quasi a farsi invidiare per quella forza infantile e invincibile.
Iniziare a leggere questo libro significa finirlo. 

Titolo: Non sapevamo giocare a niente 
Autore: Emma Reyes
Traduzione: Violetta Colonnelli
Editore: SUR 
Anno: 2015
Prezzo: 15.00 euro

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