Gita al faro. Virginia Woolf
fonte: immagini da google Copertina originale alla prima edizione, |
Il 5 maggio 1927 usciva per la prima volta "To the Lighthouse" di Virginia Woolf, pubblicato dalla Hogart Press e con una copertina passata alla storia della letteratura e opera di Vanessa Bell.
Per chi non avesse dimestichezza con i Woolf c'è da dire che Leonard, il marito di Virginia era l'editore della Hogart Press e che Vanessa Bell, era Vanessa Stephen, sorella di Virginia e con lei e suo marito animatrice del Bloomsbury group. L'intreccio di rapporti personali e professionali qui non vale, evidentemente, a evidenziare una collaborazione autoreferenziale, ma a significare il livello culturale straordinario di quel circolo londinese.
Nel 1998 la Modern Library, una casa editrice già nota, ha stilato una lista dei cento migliori libri del ventesimo secolo e "Gita al faro" è tra questi, insieme a molti altri capolavori imperdibili.
Virginia Woolf suddivide il romanzo in tre parti: La finestra, Il tempo passa e Il faro, la trama, questa gita da compiere, si perde quasi nelle sequenze riflessive e in quell'indagine psicologica che contraddistingue l'autrice e il suo modo di gestire, o non gestire, il flusso di coscienza proprio del romanzo modernista.
In "Gita al faro" c'è una famiglia in vacanza, il programma di visitare questo luogo simbolico e reale al tempo stesso, il tempo che dissolve i pensieri e li ripropone, gli anni che trascorrono e ancora quella gita da compiere. Una famiglia con i suoi ruoli, l'essere figli e le voci di padre e madre, diverse, interpretabili alla luce della biografia dell'autrice e di quella di ciascun lettore, forse.
Virginia Woolf chiede moltissimo a sé stessa e alla sua scrittura e lo stesso fa col suo lettore, l'impegno di lasciarsi trasportare, l'accettazione del farsi condurre e la pazienza di dare al tempo la possibilità di svolgersi e di compiere così la sua missione, mentre nell'anima, o forse nella mente di ognuno, quello stesso filo si dipana e attraversa la prima guerra mondiale, e chi ancora resta, prova a tornare indietro, a recuperare, a cambiare, perché in Virginia qualcosa succede sempre.
E' difficile, il romanzo chiede tantissimo al lettore, ma andando avanti si conquista una scrittura che non ha pari, indimenticabile, irraggiungibile, che ci fa dire "ecco cosa può realizzare uno scrittore."
Buon compleanno a quel faro che ha quasi cento anni e brilla ancora.
Uno dei miei libri preferiti.
RispondiEliminaProprio ieri ho terminato l'epistolario edito dall'Orma.