Lei, Spoon River e Pavese.

foto di e tratta da
www.einaudi.it
Cesare Pavese durante i suoi studi aveva conosciuto autori americani come Walt Withman, cui dedicò la sua tesi di laurea, appassionandosi sempre più alla letteratura americana che leggeva in lingua originale. Erano spesso opere non ancora diffuse in Italia, testi che parlavano di libertà e che riuscivano a sostenere l'antifascismo di chi, come Pavese, soffriva le costrizioni, anche ideologiche, del ventennio. Fu con questo spirito infervorato dall'ansia di nutrirsi di nuove idee, che il giovane professore contagiò la fertile anima di Fernanda Pivano, portandole una copia dell'Antologia di Spoon River. Si era tra gli  anni  '30 e i '40 e l'Europa conosceva ombre sempre più nere e profondissimi bui. Tempo prima, negli Stati Uniti, durante la prima guerra mondiale, lo scrittore Edgard Lee Masters aveva pubblicato, in una rivista chiamata Mirror, poesie che, in forma di epitaffio, raccontavano la vita di persone comuni, ma ormai sepolte in un cimitero di provincia.  I morti del paese di Spoon River erano diventati  protagonisti di poesie che riuscirono a parlare di vita attraverso la sepoltura, in un momento storico in cui il lutto incendiava tutto il mondo. Eppure quelle descritte da Masters, sembravano vita e morte d'altro tipo.
Nell'Antologia di Spoon River non c'erano epopee e gesta ardimentose, non c'era epica, ma semplici persone che avevano vissuto e descrivevano sentimenti e vicende, con la completa sincerità che derivava dalla protezione della morte. Quelle persone non c'erano più e le loro parole non avrebbero potuto avere conseguenze dirette, dunque non c'era motivo di abbellire, ingrandire, modificare o mentire.
L'opera di Masters era evidentemente rivoluzionaria per un'epoca di grandi potenze al braccio di ferro, la propaganda era in cabina di regia e la cultura indirizzata all'elogio della nazionalità. In Italia si era in pieno ventennio fascista e la libertà di pensiero viveva il suo medioevo e, con essa anche la diffusione di molte di quelle opere americane. Nanda conosceva benissimo l'inglese e la lettura di Masters la colpì profondamente, per la innovatività del parlare di sentimenti senza il filtro di ció che è opportuno dire e di ció che va invece taciuto, forse nemmeno pensato. Fu così che, grazie alla sua formazione poliglotta, Fernanda Pivano iniziò a dedicarsi, privatamente, alla traduzione dell'antologia di Spoon River. Pavese amava lo spirito della sua alieva, la capacità di rendersi vulnerabile davanti a una letteratura così viva e reale e, quando seppe della traduzione cui Nanda si era dedicata, si determinó a ottenerne la pubblicazione, finché ci riuscì con Einaudi, allora avanguardia dell'editoria. Esiste una lettera, datata 4 gennaio 1943, scritta da Pavese alla Pivano in cui lui le chiede l'invio del dattiloscritto di traduzione, ma in tempi brevi, perché  alla bella notizia dell'imminente pubblicazione, si era aggiunto il timore della chiamata alle armi e per allora era suo desiderio che il libro fosse pronto. Carteggi di altri mondi. Di tempi orribili e menti meravigliose.
Il volume fu bloccato dal regime per i suoi contenuti, poi di nuovo diffuso a guerra finita. Così una ragazza, che ardeva per la libertà e i libri e un giovane uomo, che di letteratura viveva, portarono in Italia, in piena seconda guerra mondiale, un libro sottilmente antimilitarista e privo delle maestosità di cui allora i regimi ubriacavano i popoli.
L'edizione che Einaudi pubblica oggi, (meravigliosamente) è ancora a cura di Fernanda Pivano e, dietro, non bisogna dimenticare, ci sono un giovane uomo di lettere, una ragazza colta e un editore illuminato, che in un' Italia di oppressione cercavano libertà.
L'Antologia di Spoon River è un regalo che persone coraggiose hanno rivolto al futuro. 

Commenti

  1. dormono, dormono sulla collina...
    buonanotte

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    1. Si poi c'ha messo poesia anche lui. Che Spoon River con De Andrè è diventata musica.

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  2. Che meraviglia!! Grazie per averci raccontato questa storia, è sempre bello ricordarla e sentirsela addosso come in un loop infinito. Soprattutto per chi è di Torino :)

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