Il bar delle grandi speranze. JR (senza punti) Moehringer.

Il bar delle grandi speranze. J.R. Moehringer
Piemme. La mia copia.
Avevo intenzione di dedicare la settimana tematica di novembre a JR Moehringer e lo farò comunque,
ma oggi non resisto dal parlare de "Il bar delle grandi speranze", perché l'ho già letto due volte, l'ho appena consigliato a due persone che lo hanno comprato e quasi lo ricomprerei anche io.
"Il bar delle grandi speranze" è un capolavoro. Moehringer scrive in un modo molto americano ed estremamente evocativo. È in grado, in poche parole e in dialoghi scarni eppure densi, di tratteggiare non solo una società nazionale, ma un'identità cittadina, un nucleo di quartiere e ancor di più una famiglia disgregata, ma stranamente imperniata su una sola casa, il volto di un gruppo di amici e  l'anima di ragazzino che diventa adulto. Un'analisi a un microscopio sempre più potente, come in quelle immagini in cui dall'universo zoom e si arriva alla via lattea, zoom la Terra, zoom, gli Stati Uniti, zoom, New York, zoom, Manhasset, zoom, il divano del bicentenario, zoom il bar, zoom, JR Moehringer.
Un libro di ingrandimenti dentro il tempo e nello spazio.
La storia viaggia attraverso circa vent'anni, dall'infanzia all'età adulta di JR, un ragazzino che vive ascoltando alla radio la voce di un padre dj che non conosce, in continua spola tra la casa dei nonni e l'indipendenza strenuamente cercata da sua madre. Tra il desiderio di essere un uomo e la ricerca spasmodica di figure maschili. JR abita a Manhasset, nella città de "Il grande Gatsby" e cresce con una mamma che tutte noi vorremmo essere, una mamma che non ha paura, che vuole fare da sola, che lotta per suo figlio, che lo protegge, ma che sa arrendersi e tornare sui suoi passi, una mamma che non teme la lontananza, una mamma che regala al figlio la libertà di sognare e di realizzare quei sogni. Inutile dire che la mamma di JR Moehringer è entrata nel club dei miei modelli genitoriali.
JR si trasferisce in Arizona, ma non perde un'estate a Manhasset e passando gli anni sarà pian piano ammesso al circolo degli uomini del bar, le figure maschili della sua vita, i suoi esempi di lealtà, la sua famiglia di simili, finché diventerà lui stesso uno degli uomini del bar, uno del Publicans, uno di loro. Il bar come una famiglia, una casa, un nido che non si vuole lasciare, perché fuori c'è di tutto e lì dentro il caldo buono delle poche, ma incrollabili certezze. Finché casa non significa sabbie mobili. Finché il bisogno di integrazione finisce per bloccare tutte le aspirazioni e, allora il Publicans, ventre caldo, sarà un trampolino di lancio. Un libro sui sogni e la loro realizzazione (possibile!), da leggere ascoltando Frank Sinatra, perché JR per tutta la sua vita dentro quella voce conosciuta a tutto il mondo, cercava il cuore di suo padre.
Un libro eccezionale. Stupendo. Il libro che non vorrei aver letto per leggerlo ancora.
Tutto per una serata al Publicans!

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