Perchè Fernanda Pivano.
The beat goes on. Fernanda Pivano Mondadori. La mia copia |
Scrivere di Fernanda Pivano è tanto facile, tutti sanno chi sia e la sua vita è ovunque su internet e in libreria. Scrivere di Fernanda Pivano, per me, è tanto difficile, perché non l'ho mai incontrata eppure l'ho conosciuta ed è stata un punto di riferimento per me, per la mia crescita umana e di lettrice. Mi correggo lo è stata per moltissimi italiani di almeno due generazioni, ormai quasi tre, tra cui io. Ecco perché Il tè tostato dedica a lei un'intensa settimana.
Alla sua figura.
Ai suoi libri.
Alle sue traduzioni.
Ai suoi incredibili incontri letterari.
A una donna del novecento che ha guidato la diffusione di una nuova letteratura.
Nanda, come la chiamavano i suoi amici, nasce nel 1917 a Genova, in una famiglia del tutto particolare e che percepisco come il suo primo stimolo alla curiosità.
Genitori bellissimi, padre banchiere e molto ricco, educazione vittoriana e poliglotta, sua mamma era mezza scozzese e in casa di mescolavano le lingue, quando poi andò a studiare in una scuola svizzera, di certo completò quell'apertura che molti di noi oggi cercano di dare ai propri figli. Tradizione e avanguardia già fuse in una fanciulla che studiava pianoforte con incredibile passione e si volgeva incuriosita alla biblioteca che aveva in casa, facendo fin da subito della lettura un mondo necessario. Il peso dei silenzi vittoriani e le ali dal saper leggere i pensieri di altri popoli.
Da Genova si spostò con la famiglia a Firenze poi a Torino, dove visse la straordinarietà di frequentare la quarta e la quinta ginnasio con Primo Levi e sarà quel che sarà, ma quando nella stessa classe ci sono Fernanda Pivano e Primo Levi il novecento deve molto a quel liceo. Non basta, il professore supplente di italiano era Cesare Pavese. Ed ora forse è perfino troppo, ma la storia non si scrive in un attimo e la letteratura nemmeno, così quei rapporti e quegli incontri gettarono le basi di un dopoguerra in cui si cercava la pace e in cui qualcuno non riuscì a trovarla.
Poi due lauree, una in letteratura inglese con tesi su Moby Dick e la seconda in pedagogia presa studiando con Nicola Abbagnano, il diploma di conservatorio e una sensibilità già così rotonda che avrebbe potuto fermarsi. Pavese le aveva fatto conoscere Masters, Withman, Hemingway e lei volle tradurli in italiano a volerli studiare e a scontrarsi con l'ingessatura culturale in cui l'Italia versava negli anni quaranta. Fu così che Nanda iniziò a scrivere sul mondo americano, a leggere gli scrittori d'oltre oceano e ad ardere per la voglia di diffondere quella cultura della libertà e dell'amore che negli anni '50 conosceva espressioni e repressioni così diverse nel nostro Paese, rispetto alla grande apertura del popolo che aveva salvato il mondo. Gli incontri e i sentimenti con quegli autori che aveva letto e tradotto e il circolo culturale italiano fatto di Salvatore Quasimodo, Alberto Moravia, Elio Vittorini, i Mondadori e molti altri, cui lei attinse di cui si arricchì, in uno scambio culturale e mentale che si può solo sognare. Nel 1956 l'inizio dei viaggi in America. Da qui la beat generation vissuta da osservatore, ma interno, le mille occasioni di confronto con Ginsberg, Kerouac, Ferlinghetti e Corso. E chi allora può tradurre i loro libri meglio di lei che l'ha conosciuti, respirati, vissuti, chi meglio di lei che la lost generation la vista negli occhi di Hamingway in uno stato di confusione e pentimento emotivo, di chi con Ginsberg leggeva e parlava di quelle poesie. Lei che negli anni poi uscì per la sua Arcana editrice con due volumi, di cui parlerò, sull'altra America degli anni '60.
Fernanda, l'italiana che ha letto la risposta che soffia nel vento.
Con infinita umiltà racconterò i rapporti di Fernanda Pivano con alcuni autori, le opere centrali nel suo percorso, i suoi libri, le foto, i sogni che m'ha regalato, ciò che ho letto, provando a testimoniare la mia infinita gratitudine.
(Qui su una sorta di biografia di Fernanda Pivano a cura di Guido Harari, in cui lei in prima persona commenta le foto della sua vita come in un album privato. Una preziosa edizione Mondadori).
Grandissima e baciata da una fortuna che era nei geni, nell'ambiente, ma anche continuamente perseguita e creata.
RispondiEliminaPivano, Figlia di un nordovest italiano talora sottaciuto ma che per decenni( e più) è stato la capitale culturale italiana, crocevia di classi sociali e "genti" tanto diverse ma che spesso trovavano un incontro nell'amore per il "bello" inteso nel senso più ampio, cercato sia nel proprio humus che nello svalicare i propri orizzonti fino a diventare cosmopoliti con osmosi di culture diverse ma talora convergenti. Sebastiano