Urbino, Nebraska. Alessio Torino.

La mia copia.
"Urbino, Nebraska" è un libro abbastanza breve e molto scorrevole,si legge in cinque minuti, ha una copertina perfetta e un'edizione confortevole in tutto.
Questo a primo acchito. Questo se letto velocemente, questo se letto con gli occhi.
"Urbino, Nebraska" è un romanzo attraversato da due strade trecciate: Urbino, che è una città talmente straordinaria da essere, nella sua parte storica, patrimonio dell'umanità UNESCO e, la vicenda dolorosa di due morti violente avvenute all'interno di quelle meraviglie del Rinascimento. Sullo sfondo c'è una storia di droga degli anni '80, allora tristemente comune in tutta l'Italia, mentre sul palcoscenico, in piani temporali differenti, si animano le vite di nuovi personaggi che attraversano un momento di scelte. Ci sono cambiamenti e riflessioni che ruotano intorno alle vicende di Bianca e Ester morte su una panchina e di Dorina, madre che sopravvive e, al contrario delle sue figlie, invecchia.
E' proprio su queste due linee conduttrici che il romanzo acquista un valore insolito, dato dal duplice contenuto di guida della città e di esploratore dell'anima. C’è l'architettura rinascimentale che interseca i vicoli medievali e c'è la quotidianità della vita universitaria, religiosa e culturale che si muove su scelte e stati d'animo decisivi. Sembra che Urbino, sospesa come l'isola che non c'è, raccolga la propria bellezza, i propri giovedì universitari, le proprie chiese e le vocazioni, le band di ragazzi e le difficoltà degli scrittori, raccontandole attraverso un tempo quasi volatile ma in riferito ad avvenimenti certi. I personaggi sono molti, descritti con scarsi tratti fisici, ma ben nitidi grazie alla loro gestualità, ai comportamenti, ad accenni di passato. Ecco, il passato è un gran protagonista e anche il futuro ha la sua parte, il presente invece sembra per tutti solo un passaggio, un veicolo da e per la vita.
"Urbino, Nebraska" è un libro con colonna sonora e scenografia, eppure rimane nella parola scritta, riuscendo a riconsegnare l'anima della gente di collina, solo alcuni dialoghi mi sembrano fermare la forza esplorativa del romanzo, le riflessioni invece sono lì che sorprendono il lettore per la loro forte umanità. Ho l'impressone che Alessio Torino apra a un genere, a una letteratura di collina, dove non si dimentica niente, ci si affeziona a tutto e si sparpaglia il cuore tra i personaggi, per ricondurre tutto, in questo caso, a una sola meravigliosa cinta muraria e a due Torricini, come braccia e occhi.

(Le Marche sono una regione di collina e collinare è il nostro sentire, ché c'è tanto mare e anche montagna, ma qui più di tutto ci sono le onde di terra, anche altissime e boscose o basse e coltivate a grano, ed è così, non credo per suggestione campanilista, che ho sentito questo libro, dolce e nostalgico anche nella parte più dura.)

Commenti

  1. adoro questo suo marchegianesimo. mi fa venire voglia di estate

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  2. "Non troverai mai una tazza di tè grande abbastanza o un libro lungo abbastanza da bastarmi"
    (C.S. Lewis)

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